lunedì 26 ottobre 2009

IL PONTIFICIO COLLEGIO GRECO NEL CONTESTO DI RIFORMA DI GREGORIO XIII

Dalla tesi dal titolo “Il Pontificio Collegio Greco (1577) e il suo influsso per le raffigurazioni pittoriche a Roma, nei secoli XVII-XIX” presentata all’Università Gregoriana da Nicola Miracco Berlingieri, riportiamo la premessa del capitolo “Gregorio XIII e il Pontificio Collegio Greco” su riforma e restaurazione cattolica di Gregorio XIII.



Il Papa dedicò tutta la sua energia alla riforma e alla restaurazione cattolica, chiamando in causa la Compagnia di Gesù che, all’istruzione e all’educazione aveva dedicato la sua particolare attenzione. Egli riconobbe i pregevoli servizi che la Compagnia svolgeva in questo


campo, così come in quello della vita pastorale e delle missioni, e anche nel progressivo rinnovamento della Chiesa. In maniera speciale Gregorio XIII rivolse la sua grande magnanimità nei loro confronti, come si può notare, rivolgendo uno sguardo alla storia dei vari


Collegi fondati a Roma. Il Collegio Germanico, il cui scopo era l’educazione di degni e dotti sacerdoti per la preservazione della fede cattolica in Germania, era sorta dall’animo intraprendente ed energetico di S. Ignazio di Loyola. Fu decisiva la posizione del cardinale Ottone Truchsess, che seppe esporre al Papa l’importanza di tale istituzione voluta dal Loyola per la conservazione e la restaurazione della religione cattolica in Germania. Gregorio XIII non solo decise di restaurare il Collegio, ma di ampliarlo in maniera grandiosa.


Nell’agosto del 1573 i nunzi ricevettero l’incarico di cercare in Germania gli studenti adatti per il Collegio Germanico, poiché il papa voleva far aumentare il numero degli alunni. Il 6 agosto di quell’anno venne eseguita la bolla della nuova erezione del Collegio. Il rapido fiorire di questo Collegio convinse Gregorio XIII a seguire il consiglio del gesuita Szantò e del cardinale Santoro di erigere nel 1578 anche un Collegio per l’Ungheria. Inizialmente egli concesse al nuovo Collegio la chiesa di S. Stefano Rotondo e la chiesa di S. Stefano re presso S. Pietro, insieme all’ospizio per i pellegrini ungarici. Poiché raccogliere altri mezzi per la conservazione di questo istituto non era possibile, stabilì di unirlo al Collegio Germanico. Ciò avvenne con bolla datata al 13 aprile 1580, in seguito alla quale i due seminari resteranno uniti fino ai giorni nostri. La terribile situazione in cui erano caduti i cattolici inglesi a causa della sanguinosa persecuzione da parte della Regina Elisabetta, aveva spinto William Allen, rifugiatosi in Francia, a fondare nel 1568 in Douai un seminario per sacerdoti missionari inglesi. Gregorio


XIII concesse a questo istituto un cospicuo sussidio annuo, ma non contento di ciò, egli decise di fondare a Roma un simile collegio. Poiché dal 1578 alcuni alunni del seminario si erano trasferiti a Roma nell’antico ospizio dei pellegrini inglesi, il Papa con bolla del 23 aprile 1579 designò quest’ospizio come dimora del nuovo Collegio, sottoponendolo all’immediata sorveglianza della S. Sede. Sempre a Roma egli fondò anche un Collegio per i Maroniti del Libano e uno per gli Armeni: un altro nel 1577, sotto consiglio di S. Filippo Neri, per i giovani


che dal giudaismo e dall’Islam si erano convertiti al cristianesimo. Gregorio XIII, animato da questa profonda indole che lo aveva portato all’istituzione di questi Collegi, decise di intervenire anche per aiutare il Collegio Romano, la cui dimora era pericolante e per di più era molto indebitato. I debiti furono da lui cancellati, gli fu data una sicura dotazione, inoltre fece erigere, in proporzioni grandiose, un nuovo edificio, ad opera di Bartolomeo Ammanati, provvedendone egli stesso alla benedizione avvenuta il 28 ottobre del 1585. In occasione della posa prima pietra furono eseguiti venticinque temi in varie lingue come segno della destinazione mondiale del Collegio Romano, che sotto la direzione dei padri Gesuiti doveva essere un istituto di cultura filosofica e teologica per tutte le nazioni del mondo. Nella sala di ricevimento fu innalzata in una nicchia una grande statua di marmo del Papa fondatore, che eleva la mano destra in atto di benedire. L’iscrizione lo celebra come il fondatore e il padre del


Collegio Romano e, quale interesse egli avesse per l’istituto lo dimostra il fatto che assistette personalmente alle prime lezioni del giovane Francesco Suarez. Una biblioteca scelta, più tardi anche un pregevole museo e una celebre specola, compì la fondazione dell’Universitas Gregoriana, che ricevette il diritto di concedere i gradi accademici in filosofia e teologia. Il numero degli studenti dell’università aumentò velocemente e, insieme agli studenti dell’ordine Gesuitico, ricevettero l’istruzione anche gli alunni del Collegio Germanico-Ungarico, dell’Inglese e quelli del Seminario Romano. Egli che amava i suoi Collegi, nel 1579 visitò personalmente tutti quelli di Roma, che aveva consolidato dotandoli di rendite di abbazie estinte. Non deve meravigliare, a questo punto, che la cosa non piacesse a qualcuno dei membri della curia, che non risparmiò le critiche nei suoi confronti. Però egli non si lasciò condizionare e, sino alla fine del suo pontificato, proseguì con nuovi progetti di istituti per la cultura degli ecclesiastici. Così egli pensò alla fondazione di una casa di Gesuiti con il seminario in Lussemburgo, all’erezione di un collegio per accogliervi studenti tedeschi a Bologna, alla fondazione di un collegio irlandese a Roma e alla creazione di un simile istituto a Lecce o a Bari, per l’istruzione di studenti albanesi e serbi. Così come, sull’esempio del Collegio Germanico, voleva istituire un simile istituto per la Nazione della Polonia.


Tratto da “ Besa / Fede” , Roma Circolare Ottobre 2009



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