martedì 10 novembre 2009

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo



Reverendissimi padri, fratelli e sorelle amati da Dio,


La Chiesa è stata, lo è come anche rimarrà la prima casa del credente e suo ultimo rifugio. Perché infatti secondo il suo cammino sacramentale accompagna l’uomo (credente) dal momento della sua nascita al momento della sua morte, preparandolo alla resurrezione e alla vita eterna nel Regno Celeste. Anche noi in questo benedetto collegio, dobbiamo essere fedeli e rigorosi alla missione per poter conservare la Chiesa (Corpo mistico di Cristo) come casa madre. Cristo ci ha invitati con un invito trinitario per arrivare alla sua pienezza dicendo:


I - Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34).


II - Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te (Gv 17,21).


III - Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48).

Allora tramite la nostra fedeltà a questo invito possiamo amare, perchè la fedeltà è il pilastro sul quale si poggia la fiducia che sarà la sorgente delle relazioni sincere e fraterne, allora la fedeltà alla missione genera l’amore. E così dalla fiducia reciproca possiamo sopportarci l’uno l’altro con pazienza e amore, formando dalla nostra Unità, un’Unità sacerdotale (legata al sacerdozio di Cristo) che garantisce una Chiesa veramente Madre di tutti i fedeli (credenti), dove diventiamo non solo una unità rigida ma anche un ponte di passaggio dalla terra al cielo, dalle tenebre alla luce e così compiamo la nostra vera vocazione unendoci ai credenti in Cristo Gesù, per il loro servizio (morale, corporale) e la loro salvezza (spirituale). La Chiesa ha bisogno dei santi sacerdoti che vivono e riflettono il vero esempio, portando la loro missione al culmine (cioè arrivando a portare alla salvezza, essi stessi e i credenti a loro affidati) come dice Massimo il Confessore: “Tu o sacerdote sei degnato di essere l’icona di Cristo”. Ecco il nostro cammino fratelli miei, dobbiamo viverlo con fedeltà, fiducia e convinzione, con amore e felicità tramite la nostra forte relazione (intima) con il nostro Signore e custode Gesù Cristo, che ci ha promesso: Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più” (Mt 6,33) e così siate sicuri che sarete l’esempio negli occhi del buon Padre, datore delle grazie a chi le chiede: Io altresì vi dico: chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto” (Lc 11,9). Ma non solo, la Chiesa ha pure bisogno dei fedeli chi vivono Cristo, perché la chiesa non è stata e non sarà mai il sacerdote o i sacerdoti, ma sacerdote e fedeli. Ai giorni nostri il fedele viene sedotto e distratto da tutto ciò che lo circonda in maniera tale da assumere uno stile di vita diverso da quello che dovrebbe avere per arrivare al Regno di Dio. L’uomo è sedotto come Eva che fu sedotta dal serpente, essa portò Adamo verso il peccato e così alla loro caduta. Per questo dobbaimo fare attenzione al ritmo della nostra vita come Cristiani, e specialmente come preti; senza dubbio ognuno di noi vive una lotta in se stesso, ma dobbiamo fissare il nostro sguardo sempre verso la giusta strada, verso Gesù che disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). La nostra vita come seminaristi, e come preti dopo, è un cammino verso il Regno Celeste, perché Cristo si è incarnato per noi sotto la legge, e nella resurrezione ci ha portati dalla morte alla vita e dalla terra al cielo, e ha aperto (ha innaugurato da quel momento) il Regno di Dio che verrà, portandosi dal Χρόνος al Καιρός. Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte (sal 89,4). La vita allora non si misura col tempo, ma col modo (ritmo) di viverla. Non abbiate angoscia se passate il tempo senza vivere la vostra vita, ma angosciatevi se passa il tempo allontanando Gesù Cristo da ogni atto compiuto là sarà pianto e stridore di denti” (Μt 25,30). Stiamo con la benedizione del Padre, la grazia del Figlio e l’atto dello Spirito Santo, pietre parlanti e morbide nelle Mani Divine, per diventare pastori fedeli al gregge di Cristo, trasformando tramite la nostra fede, la nostra terra in cielo e la nostra vita in un albero fruttifero che muta il suo inverno in estate e l'autunno in primavera . Amìn.


di Michel Skaf, alunno P. C. Greco

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