venerdì 25 dicembre 2009

Colui che cavalca le nubi oggi gattona come un bimbo


La tradizione liturgica siro-occidentale celebra la "nascita di nostro Signore nella carne", in un periodo liturgico che inizia il 25 dicembre e si protrae fino al 5 gennaio, con due feste: delle Congratulazioni alla Madre di Dio il 26 e della Circoncisione del Signore il 1° gennaio. I testi dell'ufficiatura del Natale sottolineano molto chiaramente la divino-umanità del bimbo nato a Betlemme, e la scelta delle letture bibliche è tutta in chiave cristologica.
I testi sottolineano con immagini volutamente contrastanti il mistero dell'incarnazione del Verbo eterno di Dio: "Il tuo Figlio, il Primo e l'Ultimo, Dio ed uomo, velato e manifesto"; "tu che mandi la pioggia e la rugiada sulla terra, adesso la figlia dell'uomo ti nutre con delle gocce di latte"; "tu che siedi su un trono di gloria e fai muovere tutte le cose, adesso gattoni a Betlemme come un bimbo". Nell'ufficiatura notturna della festa sono compresi diversi madrashe - inni siriaci - attribuiti a sant'Efrem di Nisibi; in essi, con immagini teologicamente molto profonde, il poeta teologo siriaco morto nell'anno 373 canta il mistero della nascita di Cristo. Nel primo, che corrisponde anche al primo degli inni sul Natale dello stesso Efrem, troviamo, in ben novantanove strofe, i grandi temi della fede cristiana. La nascita di Cristo è compimento di tutte le profezie dell'Antico Testamento che guardano sempre alla venuta di Cristo: "La Vergine ha partorito l'Emmanuele a Betlemme. La parola proferita da Isaia è divenuta oggi realtà. Del salmo cantato da Davide c'è oggi il compimento. Della profezia di Balaam c'è oggi la spiegazione. L'Oriente annunciato da Zaccaria brilla oggi a Betlemme. La verga di Aronne è germogliata, il suo mistero oggi è stato spiegato: è il grembo vergine che ha partorito". Efrem si sofferma diverse volte su due aspetti importanti. In primo luogo la nascita di Cristo avvicina la gloria di Dio e l'umiltà della terra: "Oggi è nato un bimbo, il suo nome è Meraviglia. È proprio una meraviglia di Dio che si sia manifestato come un infante". In secondo luogo il tema della nascita verginale di Cristo, nuovo Adamo: "Lo Spirito ne ha dato una somiglianza nel verme, la cui generazione è senza accoppiamento. Del tipo rappresentato dallo Spirito Santo v'è oggi intelligenza. Adamo aveva posto la corruzione sulla donna uscita da lui. Oggi ella ha sciolto la sua corruzione partorendogli il Salvatore. Una terra vergine aveva partorito Adamo, capo della terra. Una vergine oggi ha partorito l'Adamo capo del cielo". Per una ventina di strofe dell'inno Efrem si sofferma, a partire dal vangelo di Luca sui pastori di Betlemme, sul tema della veglia. La tradizione siriaca, infatti, dà agli angeli e ai monaci l'appellativo di "vigilanti", cioè coloro che non dormono nell'attesa del Signore, che Efrem chiama anche il Vigilante: "I vigilanti oggi sono nella gioia, perché è venuto il Vigilante a svegliarci. Chi dormirà in questa notte nella quale veglia l'intera creazione? Poiché Adamo aveva introdotto nella creazione il sonno della morte mediante i peccati, scese il Vigilante a svegliarci dal torpore del peccato". Efrem mette in guardia contro una falsa veglia ed elenca tutti coloro che vigilano non nell'attesa di Cristo ma in vista del peccato: "Il ladro è vigile e riflette; è sveglio anche il mangione; è sveglio anche il ricco il cui sonno è perseguitato da mammona; è sveglio anche Giuda tutta la notte per vendere il sangue del Giusto. Satana insegna, fratelli miei, una veglia al posto della veglia, a dormire nelle cose buone, e ad essere svegli in quelle odiose".
Riprendendo l'immagine dei pastori nel vangelo di Luca, Efrem ribadisce: "State svegli voi, come luci, in questa notte di luce, perché anche se nero è il suo colore esteriore, essa risplende per la sua forza interiore". Attraverso un altro aspetto tipico della tradizione siriaca, Efrem introduce poi il tema della limpidezza di cuore a cui Cristo chiama ognuno dei cristiani: "Limpida fu la notte nella quale si levò il Limpido venuto a renderci limpidi. Non introduciamo nella nostra veglia nulla che possa intorbidarla. Il sentiero dell'orecchio diventi limpido, la vista dell'occhio pura, il pensiero del cuore santo e l'eloquio della bocca sia passato al filtro".
Nelle ultime strofe Efrem canta l'elogio della festa: "Questo è il giorno della salvezza; questa è la notte di riconciliazione, la notte del Mite e dell'Umile; questo è il giorno di perdono e di riconciliazione; questo è il giorno della venuta di Dio presso i peccatori; questo è il giorno nel quale si è fatto povero per noi il Ricco". Infine l'ultima strofa riassume tutto il mistero della salvezza: "Oggi si è impressa la divinità nell'umanità, affinché anche l'umanità fosse intagliata nel sigillo della divinità". L'icona della festa nella tradizione siro-occidentale riprende la disposizione di tutta l'iconografia cristiana orientale e occidentale per il mistero di Natale: il bambino viene fasciato e collocato in un sepolcro; Maria sdraiata contempla il neonato. Giuseppe in un angolo, in atteggiamento pensante, guarda la scena nel dubbio. Nell'altro angolo due donne lavano il bambino in una vasca che è un catino battesimale. Gli angeli, nella parte superiore dell'icona, annunciano la nascita di Cristo ai pastori e ai magi.


di Manuel Nin, Rettore P.C.Greco

mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri

(Icona siriaca del Natale del Signore, evangeliario del XIII secolo, Turabdin)


Ecco la meraviglia di tua Madre: il Signore venne in essa per farsi servo. Il Verbo venne in essa per tacere nel suo seno. Il fulmine venne in essa per non fare rumore alcuno. Il pastore venne in essa ed ecco l’Agnello… L’Altissimo venne in essa, ma vi è entrato umile. Lo splendore venne in essa ma vi entrò vestito con panni umili. Lui, il Potente, venne e rivestì la paura entrando nel suo seno. Colui che elargisce tutte le cose, conobbe la fame. Colui che abbevera tutti, conobbe la sete.Nudo e spogliato uscì da essa,lui che veste tutte le cose.

(Inno 11 sul Natale di Sant’Efrem di Nisibi)


Vi auguro a tutti un Santo Natale.


Arch. P. Manuel Nin osb

Rettore Pontificio Collegio Greco

Roma, Natale 2009

Pontificio Collegio Greco

Orario degli Uffici Natalizi:

Giovedì 24 dicembre

Cappella di San Benedetto, Collegio Greco.

8.00 Ora Terza

12.00 Ora Sesta

Chiesa Di Sant'Atanasio dei Greci

18.30 Vespro e Liturgia di San Basilio


Venerdì 25 Natale del Signore Gesù Cristo

Chiesa di Sant'Atanasio dei Greci:

10.30 Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo


sabato 19 dicembre 2009

Incarnazione: nuova creazione

“Colui che, fatto a immagine di Dio, era perito per la trasgressione, divenendo preda della corruzione, decaduto dalle altezze della vita divina, il sapiente Artefice di nuovo lo plasma”.

Così canta la prima ode del canone di Cosma di Gerusalemme, vescovo di Maiuma (sec. VII-VIII), che si usa tuttora nell’Orthros di Natale. Il canone è una composizione poetica di 9 odi inserita generalmente al mattutino della liturgia bizantina e, in forme poetiche, commenta il mistero celebrato e ne spiega., a modo di mistagogia, il significato. La prima ode oltre all’irmos comprende tre tropari. Nel canone di Natale l’innografo presenta il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio e l’effetto di redenzione e di rinnovamento nell’uomo, descrivendo l’evento come una nuova creazionelo plasma di nuovo - in relazione alla creazione dei progenitori Adamo ed Eva. L’uomo era stato fatto “ad immagine di Dio” (primo tropario); era poi “decaduto dalle altezze divine” divenendo “preda della corruzione” a causa della “trasgressione”. Il Creatore, “vedendo perdersi l’uomo” - che egli aveva fatto con le sue mani e il suo soffio - “piegati i cieli discende in terra e ne assume tutta la sostanza umana dalla Vergine pura”. Egli Dio vero da Dio vero, si fa uomo “prendendo veramente carne”. (secondo tropario). Egli è vero Dio quindi e vero uomo. L’uomo “era perito per la trasgressione”, ed era decaduto in uno stato di corruzione. L’uomo “andava perdendosi”. Il male non aveva agito una volta per sempre, ma manteneva il suo deleterio influsso su ogni generazione, in un dinamico processo di perdizione. Ma Dio non poteva vedere che l’opera delle sue mani e il suo progetto creativo andasse alla malora. “Il Cristo Dio, Sapienza,, Verbo, Potenza, Figlio e Splendore del Padre, restando nascosto a tutte le potenze ultramontane e terrestri, fatto uomo, ci ha riacquistati”. Eravamo opera sua e ci ha recuperati, ci ha riscattati, ci ha redenti, ci ha riacquistati al prezzo del suo sangue. Ci ha giustificati. “Il Sapiente Artefice di nuovo lo plasma”, di nuovo crea l’uomo. E lo avvia per sentieri raddrizzati per le vie del cielo. Un secondo irmos giambico del giorno spiega: “Nascendo volontariamente dalla Vergine, apre per noi un sentiero praticabile per i cieli”. I tropari del giorno orientano l’uomo, fatta nuova creatura, all’incontro salvifico con Dio usando varie forme poetiche.”Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi” (irmos della prima ode). Il canone di Cosma ha il seguente acrostico, che costituisce un kerygma e una professione di fede: “Cristo fatto mortale, rimane qual era Dio”. E ogni tropario si conclude con una formula che dopo ogni tropario il popolo ripeteva come artificio didattico di apprendimento: “Perché si è glorificato”. Il Verbo di Dio nella sua epifania, nella sua opera di salvezza “si è glorificato”, ha manifestato la su potenza, sapienza e benevolenza vero l’umanità. La sua gloria.

Archimandrita Eleuterio F. Fortino

da: www.jemi.it


giovedì 17 dicembre 2009

Il kontakion Η Παρθένος σήμερον


Affresco Monastero di Decani, Kosovo

Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori, avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino.

Dal 30 novembre la liturgia bizantina spesso il canto di questo tropario, attribuito alla mano di Romano il Melodo (+555); la liturgia bizantina ci mette di fronte, attraverso delle immagini poetiche e per mezzo di tutta un'intrecciatura di reminiscenze bibliche, ci mette di fronte al mistero della nostra salvezza, al mistero indicibile di Dio che per amore si incarna, si fa uomo ineffabilmente. Dio si fa uno di noi, si fa uomo, si fa piccolo come piace di dire ai Padri; questa è la grandezza della nostra fede, Dio che si fa veramente uomo; ...vedere il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile...Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Ogni testo liturgico -tropario, canone...- è un intreccio di citazioni bibliche esplicite ma spesso soltanto implicite; si può dire che sono dei testi frutto di una lectio divine che la Chiesa fa della Sacra Scrittura alla luce del mistero celebrato. Oggi la Vergine si dirige verso la grotta... L’Antico Testamento usa l’immagine di una ragazza o di una vergine per parlare del popolo, di tutto il popolo: la vergine figlia di Sion di Is 37,22. Nel tropario, però, il riferimento biblico è chiaramente quell’altro pure di Is, nel capitolo 7,14: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele; già il Nuovo Testamento nel vangelo di Matteo (Mt 1,22), i Padri e tutta la tradizione cristiana hanno letto questo passo di Is in chiave cristologica. ...si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli.Nell’Antico Testamento la grotta è sempre presentata come luogo di rifugio, sia di fronte al nemico sia di fronte a Dio stesso; la grotta nella roccia dove Elia si rifugia diventa il luogo dell’incontro con Dio (1Re 19,13); secondo Is 33,16 la grotta è luogo di rifugio per l’uomo giusto ... per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Il testo del tropario riecheggia in primo luogo, e in modo diretto, il testo di Gv 1,1: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... e Gv 1,14: E il Verbo si fecce carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e ancora il testo di 1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita... Ma dietro del testo, e non in modo meno diretto, troviamo anche tutti i passi dell’Antico Testamento, soprattutto della letteratura sapienziale e dei salmi: la Parola del Signore è veritiera (Sal. 32,4); la tua Parola, Signore, è eterna (Sal 118,89); la tua Parola -il tuo Verbo- è lampada ai miei passi (Sal. 118,105) testo che si collega con quello del Vangelo: io sono la luce del mondo (Gv 8,12); manda sulla terra la sua Parola (Sal 147,4); e infine il testo che è più centrale e che i Padri hanno letto pure in riferimento all’incarnazione di Cristo:la tua Parola onnipotente scese dal cielo... (Sa 18,15). Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il testo del tropario prosegue riprendendo la gioia di tutta la creazione, e si fa ecco di due rallegramenti di tutto il popolo: quelli delle vittorie di Saul e soprattutto di David sui nemici (1Sa 18,6; 21,12). Questa gioia del popolo il tropario la collega con quella degli angeli e dei pastori di Lc 2,8.18.20: i pastori poi se ne tonarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. Notiamo come il testo di Lc e quello dl tropario sono quasi identici. ... avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino. Qui il tropario riassume tutto il mistero, tutta l’economia della nostra salvezza. Il testo biblico che è retroterra di questa conclusione sembra chiaramente quello di Fil 2,6-7: ...il quale essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... E il tropario: ...ha voluto apparire come tenero bambino... il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile... Dio si è fatto uomo, Dio si è fatto piccolo. Il Dio infinito, inaccessibile, increato -pensiamo a tutta la serie di aggettivi privativi che troviamo nell’anafora di san Basilio, e sarebbe buono di rileggerla adesso che la celebreremo tre volte in pochi giorni: la vigilia di Natale, il primo gennaio e la vigilia dell’Epifania-; il Dio infinito, inaccessibile, increato, si è incarnato, si è fatto piccolo, si è fatto povero per i poveri e i piccoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il tropario, la Chiesa, ci invita alla gioia. Chiediamo al Signore di saper viverla fino in fondo la gioia che è pure dono suo.

di P. Manel Nin, Rettore P.C.Greco


sabato 12 dicembre 2009

Il sinassario bizantino nella quaresima di Natale











Icona di S. Ignazio di Antiochia.


I profeti e i santi che annunciano

l'Incarnazione di Cristo

Nella tradizione bizantina a metà novembre inizia la quaresima di Natale, una preparazione fatta in un modo discreto e umile. Diverse celebrazioni ne scandiscono il percorso: il concepimento di sant'Anna; le commemorazioni di profeti, dottori, monaci, le due domeniche prima di Natale chiamate dei progenitori e dei santi Padri. La liturgia bizantina prepara l'umiliazione (kènosis) del Verbo di Dio nell'umiltà della liturgia. Nel sinassario di dicembre ricorrono la Madre di Dio, profeti, martiri, vescovi, monaci, come se la liturgia volesse radunare questi grandi cristiani - e noi con loro - per preparare e testimoniare il mistero dell'Incarnazione. La Madre di Dio è presente nella festa del concepimento di sant'Anna, "madre della Madre di Dio", che contempla la benedizione di Dio verso Gioacchino e Anna, con la divina maternità di Maria: "Una coppia di sposi produce la venerabile e divina giovenca dalla quale in modo inesprimibile procederà il vero vitello grasso, immolato per il mondo intero; lo straordinario mistero, profetizzato dall'eternità, si mostra oggi in un infante nei lombi della casta Anna: è Maria, la bimba divina, preparata per divenire dimora dell'universale Re dei secoli e per riplasmare la nostra stirpe". Cinque profeti - Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Daniele - vengono celebrati con i tre fanciulli Anania, Azaria e Misaele come coloro che hanno preannunciato l'avvento di Cristo: "Stando sulla sua divina vedetta, il venerabile Abacuc ha udito il mistero ineffabile del tuo avvento fra noi, o Cristo, e profetizza l'annuncio che si farà di te, poiché vede in anticipo i sapienti apostoli come cavalli che sconvolgono il mare delle genti numerose". Daniele e i tre fanciulli sono presentati come modelli di vita integra e di virtù, "che, non d'oro per natura, si rivelano più provati dell'oro: infatti, non li fuse il fuoco della fornace, ma li conservò illesi". E Daniele è cantato come profeta della divinità di Cristo e della divina maternità di Maria: "Si onori ora Daniele, sommo tra i profeti: egli vide infatti il Cristo Dio nostro come pietra tagliata, non per mano d'uomo, dal monte che è la pura Madre di Dio". Quattro martiri - Barbara, Lucia, Sebastiano, Bonifacio - sono ricordati in dicembre. Per Barbara la liturgia bizantina sottolinea il ruolo della croce dove la martire, come Cristo, vince la morte. E di Lucia il tropario della festa mette in evidenza la dimensione sponsale della martire, della Chiesa e dell'anima di ogni cristiano: "Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto, sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te. Grandi vescovi e Padri della Chiesa - Giovanni Damasceno, Nicola di Mira, Ambrogio di Milano, Spiridione e Ignazio di Antiochia - sono radunati in questo periodo. Il Damasceno è presentato come teologo e cantore della fede: "Sapientissimo padre Giovanni, hai fatto bella la Chiesa con inni, cantando con alta ispirazione, toccando la tua cetra, o padre, per l'energia dello Spirito, a imitazione di quella armoniosissima di Davide". Di Nicola la tradizione bizantina mette in risalto la figura di taumaturgo e intercessore: "Pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore emulo del buon pastore; i malati facendo l'elogio del medico; quelli che sono nei pericoli, del liberatore; i peccatori, dell'avvocato; i poveri, del tesoro, gli afflitti, del conforto; i viaggiatori, del compagno di viaggio; quelli che sono in mare, del nocchiero". Ambrogio, uno dei pochi Padri latini presenti nel sinassario bizantino, è presentato come difensore della vera professione di fede della Chiesa: "Padre santo, Ambrogio sacratissimo, lira che canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse, cetra sonora del divino Paraclito; grande strumento di Dio, tu proclami con chiarezza un unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a noi dall'ignara di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e a lui naturalmente unito; hai così represso con la potenza dello Spirito la blasfema loquacità di Ario". Ignazio di Antiochia viene celebrato alle porte del Natale con un intreccio di testi ispirati o presi dalle sue lettere: "O ferito dalla carità perfetta, quando la folgorante passione infiammò la tua anima, o sacratissimo, affrettandoti, o padre, ad andare verso il Sovrano, gridasti quella parola degna d'esser celebrata: Frumento del Creatore io sono, e bisogna che io sia macinato dai denti delle fiere, affinché io divenga purissimo pane per il Verbo Dio nostro". Tra i santi monaci di questo periodo - Saba, Patapio, Daniele Stilita - in modo speciale viene celebrato san Saba, "simile agli angeli, compagno dei santi, consorte dei profeti, coerede dei martiri e degli apostoli, lampada inestinguibile della continenza, tersissimo luminare dei monaci, risplendente per i fulgori della carità". La Madre di Dio, i profeti, i martiri, i Padri e i monaci sono così i punti di riferimento verso la celebrazione e la contemplazione dell'Incarnazione del Verbo, il nuovo bambino e Dio prima dei secoli.

di P. Manuel Nin Rettore P.C.Greco

Visita dell’arcivescovo Anastasios d’Albania al Pontificio Collegio Greco, vari momenti

Aspettando l'Arcivescovo......
alunni e P. Rettore, al centro, del Collegio, con il parroco della Chiesa Ortodossa di Roma


Arrivo dell'Arcivescovo davanti la Chiesa di Sant'Atanasio in via del Babuino


Sua Beatitudine Anastasios Arcivescovo di Tirana, Durazzo e tutta l'Albania


Ingresso nella chiesa di S. Atanasio, gli alunni del collegio precedono in corteo Sua Beatitudine, intonando il Ton Dhespotin.


Chiesa di S. Atanasio


Sua Beatitudine con il P. Rettore del Collegio


Discorso durante il pranzo in collegio



Sua Beatitudine mentre dedica, nel registro degli ospiti.

domenica 6 dicembre 2009

Visita dell’arcivescovo Anastasios d’Albania al Pontificio Collegio Greco, sabato 5 dicembre 2009









Dal 3 al 7 dicembre 2009 l’arcivescovo Anastasios di Tirana, Durazzo e tutta l’Albania, capo della Chiesa ortodossa autocefala dell’Albania, ha fatto visita alla Chiesa di Roma ed al suo vescovo il Papa Benedetto XVI. Nel corso del suo pellegrinaggio romano, l’arcivescovo si è recato in visita a diversi luoghi romani legati all’Oriente cristiano, ed uno di questi luoghi, il giorno sabato 5 dicembre è stato il Pontificio Collegio Greco di Sant’Atanasio. La visita al Collegio Greco è stata voluta dal fatto che lungo la storia quest’istituzione romana ha avuto un legame stretto con l’Albania attraverso i cristiani albanesi arrivati in Italia dalla seconda metà del XV secolo, che costituiscono una presenza orientale nel cuore dell’Occidente. Una presenza anche nel Collegio Greco dove generazioni di seminaristi si sono formati, prima di essere ordinati sacerdoti per le eparchie di Lungro in Calabria e di Piana degli Albanesi in Sicilia. L’arcivescovo Anastasios era accompagnato di alcuni membri del suo sinodo: il metropolita di Korça Ioannis, il vescovo di Apollonia Nicola, il vescovo di Kruja Antonios, ed i reverendi proto presbitero Joannis ed il diacono Anastasios. Erano accompagnati da tre ufficiali del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani: sua eccellenza mons. Brian Farrel, arcivescovo segretario, mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario, e mons. A. Palmieri. Al loro arrivo gli illustri ospiti si sono recati nella chiesa di Sant’Atanasio, dove sono stati accolti dal P. Rettore del Collegio coi seminaristi che hanno intonato il canto ton despotin, e quindi del tropario di sant’Atanasio. L’arcivescovo ha baciato l’altare ed ha pregato in silenzio di fronte alla santa tavola; poi ha venerato la reliquia del santo patriarca alessandrino. È seguito un pranzo festivo e fraterno nel refettorio del Collegio; conversando col P. Rettore l’arcivescovo si è interessato vivamente alla storia del Collegio, e alla vita che vi portano i seminaristi, ha voluto sapere delle diverse Chiese ed Eparchie di provenienza di ognuno di loro. All’inizio del pranzo il P. Rettore ha salutato l’arcivescovo e gli altri ospiti, e alla fine lo stesso arcivescovo, in lingua inglese, ha voluto salutare e ringraziare per l’accoglienza. Ha ricordato la storia dell’Albania durante il XX secolo, con i decenni di sofferenza e di martirio sotto il regime comunista, ed il cammino di risurrezione che lentamente si porta a termine. Con delle parole veramente sentite, ha sottolineato inoltre l’importanza di questi incontri fraterni, sia quelli ufficiali sia questi più familiari, per il progredire del cammino ecumenico tra le Chiese cristiane, cammino che lo stesso arcivescovo ha qualificato di irrinunciabile, malgrado le difficoltà che ogniqualvolta sorgono. Ha anche esortato i seminaristi ad approfittare del tempo benedetto che viene loro concesso di trascorrere a Roma negli anni di studio. L’illustre ospite ha regalato al P. Rettore una bella croce in argento per la benedizione dell’acqua il giorno dell’Epifania; il regalo è stato scambiato da parte del Rettore con dei libri sulla storia del Collegio e l’edizione della Regola di San Benedetto in lingua greca. Alla fine della visita, l’arcivescovo ha salutato specialmente i cinque seminaristi italo albanesi presenti nel Collegio, e nel libro di firme illustri l’arcivescovo Anastasios ha scritto una dedica dove ricorda con gioia questo momento di vita fraterna vissuto tra di noi.


di P. Manel Nin , Rettore P.C. Greco

sabato 5 dicembre 2009

6 Dicembre memoria del nostro Santo Padre Nicola il Taumaturgo, Arcivescovo di Mira in Licia.











San Nicola visse sotto Diocleziano e Massimiliano (300). Era un uomo molto saggio e con tante doti, divenne Arcivescovo in Licia. Le sue prediche furono molto pungenti per i governatori di allora, per cui fu arrestato dai capi di Licia e si ritrovò in carcere con altri cristiani. Grazie a Costantino e al suo editto sulla libertà religiosa tutti i cristiani furono liberati, e anche Nicola potrà continuare il suo operato. Un fatto molto importante della sua vita è la sua presenza al Concilio di Nicea (325). La tradizione attribuisce a questo grande santo tanti miracoli, sia quand’era in vita che dopo la morte. Infatti si tramanda che mentre egli si trovava a Costantinopoli tre uomini innocenti furono condannati a morte, costoro si misero a pregare il Signore e San Nicola. In quella notte stessa all’imperatore Costantino apparve in sogno San Nicola, il quale lo ammonì e gli intimò di lasciare liberi i condannati perché erano innocenti. Come il Buon Pastore, anche lui si è preso sempre cura del suo gregge, ed anche dopo la sua morte ha continuato a intercedere ancora di più presso il trono della Santissima Trinità, a far scendere tante benedizioni presso i suoi figli, e a chiunque lo invoca come protettore lo custodisce dal maligno e lo sostiene nella fede. Un fenomeno molto misterioso ancora oggi avviene presso la tomba del santo ed è quello che le sue reliquie si riempiono di una patina, chiamata appunto >. Questo fenomeno avviene da sempre, e secondo le varie testimonianze dei biografi del tempo, sappiamo che subito poco dopo la sua morte in Myra presso la sua tomba il suo corpo si riempì pieno di questa “manna”, e tutti furono concordi nell’esaltarne le taumaturgiche virtù. In seguito a ciò è nata una particolare venerazione e devozione sull’ uso di questa “manna”. Ogni anno, precisamente il 9 Maggio, giorno in cui si ricorda la traslazione delle sue reliquie da Myra a Bari, viene prelevata da un foro posto sulla tomba del santo la preziosa manna. Qualcuno non condividerà questi fenomeni e queste devozioni intorno ai santi, ma grazie a ciò il Signore accorda attraverso i santi, che non sono altro che testimoni dell’esistenza e della potenza di Dio, che agisce in coloro che hanno fatto affidamento totale della propria vita a Colui che è la Via la Verità e la Vita, molti si avvicinano a Dio, e una volta aggrappati a Lui chi ci potrà separare?. Affidiamoci alla preghiera di questo grande pontefice, che ha saputo conformarsi alla Croce di Cristo, e poi soprattutto ha saputo difendere la propria fede che gli è stata trasmessa, cosa che oggi non avviene più, anzi si tende a ridicolizzare tutto quello che riguarda la fede, basta vedere l’andamento della nostra società e le varie sentenze di coloro che governano il mondo. Confidando nell’intercessione di San Nicola, affinché tutti possano comprendere che senza Dio nella nostra vita prima o poi si cadrà nel buio e anche se avessimo tutti i tesori e tutte le comodità di questo mondo sempre ci mancherà qualcosa nella nostra vita perché Lui e solo Lui è il bello in noi. A Colui che era che è e che sarà lode onore e gloria nei secoli dei secoli. Amìn.

**Sei divenuto, o Nicola fervidissimo difensore della Chiesa di Cristo, distruggendo con franchezza le empie dottrine delle eresie; e ti sei mostrato a tutti come regola dell’ortodossia, intercedi dunque per tutti coloro che si fanno guidare dai tuoi divini insegnamenti.

di Manuel Pecoraro, alunno P.C. Greco

Apolitikia:

Οτε κατήλθες προς τον θάνατον, η ζωή η αθάνατος, τότε τον άδην ενέκρωσας, τη αστραπή της θεότητος. 'Οτε δε και τους τεθνεώτας εκ των καταχθονίων ανέστησας, πάσαι αι δυνάμεις των επουρανίων εκραύγαζον, ζωοδότα Χριστέ, ο θεός ημών, δόξαΣοι.

Quando tu, vita immortale, discendesti incontro alla morte, allora annientasti l’infernocol fulgore della divinità; ma allorché risuscitasti i morti dai luoghi sotterranei, tutte le potenze sovracelesti esclamarono: Cristo, Dio nostro, datore di vita, gloria a te!

Κανόνα πίστεως και εικόνα πραότητος εγκρατείας διδάσκαλον ανέδειξέ σε τη ποίμνη σου η των πραγμάτων αλήθεια δια τούτω εκτείσω τη ταπεινώσει τα υψηλά τη πτωχεία τα πλούσια. Πάτερ ιεράρχα Νικόλαε, πρέσβευε Χριστώ τω Θεώ σωθήναι τας ψυχάς ημών".

Regola di fede e immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza. Padre Gerarca Nicola, prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

Kontakion:

Η Παρθένος σήμερον, τον προαιώνιον Λόγον, εν σπηλαίω έρχεται, αποτεκείν απορρήτως. Χόρευε, η οικουμένη ακουτισθείσα, δόξασον, μετά Αγγέλων και των ποιμένων, βουληθέντα εποφθήναι, Παιδίον νέον, τον προ αιώνων Θεόν.

Oggi la Vergine si dirige alla grotta per dare ineffabilmente alla luce il Verbo eterno. Esulta, o universo, nell’udire ciò; glorifica con gli angeli e i pastori l’eterno Dio, che ha voluto apparire tenero bambino.

Apostolo (Eb. 13, 17-21)

Lettura dall’epistola di Paolo agli Ebrei.

Fratelli, obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi. Pregate per noi, poiché crediamo di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché possa esservi restituito al più presto. Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen

Vangelo: dom. 10° di Luca: Lc. 13, 10-17

Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Kinonikon:

Αινείτε τον Κύριον εκ των ουρανών, αινείτε αυτόν εν τοις υψίστοις. Αλληλούια

Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nel più alto dei cieli. Alliluia

Απολυτίκιον Αγίου Νικολάου




venerdì 4 dicembre 2009

Le relazioni tra cristiani in Albania mostrano come sia possibile vivere in armonia




















Il popolo albanese mostra "come sia possibile per i cristiani vivere in armonia". Lo ha sottolineato il Papa ricevendo in udienza, nella mattina di venerdì 4 dicembre, Sua Beatitudine Anastas, arcivescovo di Tirana, Durres e tutta l'Albania, e il suo seguito.

Beatitudine,
"a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo" (2 Tes 1, 2). Sono lieto di porgere un fraterno benvenuto a Vostra Beatitudine ed agli altri distinti rappresentanti della Chiesa Ortodossa Autocefala di Albania, che l'accompagnano oggi. Ricordo con gratitudine, nonostante le tristi circostanze, il nostro incontro al funerale del Papa Giovanni Paolo II. Ricordo anche, con soddisfazione, che quello stesso mio Predecessore ebbe l'occasione di incontrarLa a Tirana, durante la Visita Apostolica in Albania.
Come è noto, l'Illirico accolse il Vangelo sin dai tempi apostolici (cfr. At 17, 1; Rm 15, 19). Da allora, il messaggio salvifico di Cristo ha portato frutto nella vostra patria sino ai giorni nostri. Come testimoniano i primissimi scritti della vostra cultura, un'antica formula battesimale latina e un inno bizantino sulla risurrezione del Signore giunti fino a noi, la fede dei nostri anche padri cristiani ha lasciato tracce splendide ed indelebili sin dalle prime righe della storia, della letteratura e delle arti del vostro popolo.
E tuttavia la testimonianza più straordinaria si trova sicuramente nella vita stessa. Durante la seconda parte del secolo scorso, i cristiani in Albania, sia ortodossi che cattolici, vi hanno mantenuto viva la fede nonostante un regime ateo estremamente repressivo ed ostile; e, come è ben noto, molti cristiani hanno crudelmente pagato quella fede con la propria vita. La caduta di quel regime ha felicemente lasciato il posto alla ricostruzione delle comunità cattoliche ed ortodosse in Albania. L'attività missionaria di Vostra Beatitudine è conosciuta, in particolare nella ricostruzione dei luoghi di culto, nella formazione del clero e nell'opera di catechesi che vengono ora permesse: un movimento di rinnovamento che Vostra Beatitudine ha giustamente descritto come Ngjallja(Risurrezione).
Da quando ha ottenuto la libertà, la Chiesa Ortodossa di Albania è stata in grado di partecipare con frutto al dialogo teologico internazionale cattolico-ortodosso. Il vostro impegno a questo riguardo rispecchia felicemente le fraterne relazioni fra cattolici e ortodossi nel vostro Paese ed offre ispirazione all'intero popolo albanese, mostrando come sia possibile per i cristiani vivere in armonia.
In questa luce, dovremmo sottolineare gli elementi di fede che le nostre Chiese condividono: la comune professione del credo niceno-costantinopolitano; il comune Battesimo per la remissione dei peccati e per incorporarci in Cristo e nella Chiesa; l'eredità dei primi Concili ecumenici; la comunione reale, anche se imperfetta, che già condividiamo ed il comune desiderio, nonché gli sforzi di collaborazione, di edificare su ciò che già esiste. Mi piace ricordare a tale proposito due iniziative importanti in Albania: la fondazione della Società biblica interconfessionale e la creazione del Comitato per le relazioni interconfessionali. Si tratta di sforzi puntuali per promuovere la reciproca comprensione e la concreta cooperazione, non solo fra cattolici e ortodossi, ma anche fra cristiani, mussulmani e bektashi.
Mi rallegro con Vostra Beatitudine e con tutti gli albanesi per questo rinnovamento spirituale. Al contempo, è con gratitudine a Dio Altissimo che rifletto sul Suo servizio alla Sua Nazione e sul Suo personale contributo nel promuovere relazioni fraterne con la Chiesa cattolica. Sia certo che noi, per parte nostra, faremo tutto il possibile al fine di dare una comune testimonianza di fraternità e di pace, e di perseguire insieme con voi un rinnovato impegno per l'unità delle nostre Chiese, in obbedienza al comandamento nuovo del Signore.
Vostra Beatitudine, è in questo spirito di comunione che ho la gioia di darLe il benvenuto nella città degli Apostoli Pietro e Paolo.

da: www.orientecristiano.com