sabato 13 marzo 2010

14 Marzo- Memoria del nostro santo padre Benedetto



“Come un sole sorto nell’Occidente, o Padre, illumini con la luce delle virtù tutto l’universo”.

Nel Synaxàrion bizantino il 14 Marzo si fa memoria del nostro santo padre Benedetto. San Benedetto nasce nella terra dei Romani, in un paese chiamato Norcia, nel480 circa. Conosciamo la sua vita grazie ai dialoghi scritti da san Gregorio Magno. In un primo tempo, il giovane santo abbandona Roma e si stabilisce a Subiaco dove, dopo tre anni passati in una grotta, fonda e dirige una dozzina di piccoli monasteri. In seguito passa da Subiaco a Montecassino, che non lascia più, ed è proprio qui che scrive la Santa Regola. Al di là delle notizie biografiche ciò che voglio trasmettere con questo mio scritto è il messaggio che Benedetto porta ancora oggi a tutti noi, specialmente per coloro che hanno scelto di seguirlo e obbedire alla sua Regola, ma anche ad ogni cristiano che vuole vivere santamente attingendo alla spiritualità di quest’uomo che ha saputo conformarsi totalmente a Cristo, essere un tutt’uno con Colui che è tutto per un cristiano. La contemplazione ha guidato la sua vita. Ma cosa intendiamo per contemplazione? La parola “contemplare” molte volte intimorisce, perché molti sono convinti che è una cosa riservata a persone speciali o per meglio dire elette, in realtà questo è un errore molto grande che purtroppo nella società di oggi è molto frequente, ma non solo tra le persone lontane dalla Chiesa, ma anche tra quelle più vicine. Il cristiano, a prescindere dallo stato di vita scelto, monacale, sacerdotale o familiare, fondamentalmente è contemplativo. Infatti se amiamo Dio, desideriamo sempre più di conoscerlo, e più lo conosciamo più lo amiamo, e cos’è questo se non la contemplazione? Una contemplazione che non si ferma soltanto a delle esperienze mistiche o nel tempo passato in orazione, ma include tutto ciò che riguarda il nostro progresso nella conoscenza di Dio e tutta la vita che si vive quotidianamente. Quale messaggio allora può dare a noi oggi San Benedetto,in un epoca in cui non c’è più dialogo e si ha solo fretta di correre di qua e di là senza fermarsi un minuto, e riflettere un po’ sul perché di tanto disagio tra gli uomini. Non è forse perché non c’è più ascolto l’uno dell’altro e abbiamo paura di entrare in contemplazione, nell’ascoltare in primis Dio stesso e poi chi ci sta accanto? Ed è proprio su questo che vorrei condurre la mia riflessione, l’Ascolto, il Contemplare, che non dev’essere solo per chi ha scelto di essere monaco, ma anche per ogni battezzato che entra a far parte del corpo mistico di Cristo Signore. E chi se non questo grande uomo può aiutarci? Il monaco, è per eccellenza l’uomo dell’eccomi, e San Benedetto lo è stato per primo e perciò il fulcro del suo messaggio è l’ascolto, l’ideale è l’uomo in ascolto della voce di Dio. Infatti la santa Regola inizia proprio con questa parola, “Ascolta o figlio gli insegnamenti del tuo maestro, e volgi ad essi l’orecchio del tuo cuore, accogli docilmente l’esortazione che ti dà un padre che ti ama e mettila in pratica con fermezza, perché tu possa far ritorno con la fatica dell’obbedienza a colui dal quale ti eri allontanato con l’inerzia della disobbedienza.” Benedetto ha condotto una vita angelica; è stato adorno delle bellezze delle virtù celesti: il suo modo di vivere fu illuminato e “divino”! I sentieri della sua vita furono stretti, ma erano sentieri celesti perché guidavano al Regno dei cieli. Mortificando la sua carne ottenne ciò che è immortale ed eterno. Il monaco è consapevole di essere già nella pienezza dei tempi; è consapevole che l’oggi è saturo di salvezza, che ogni momento è portatore di grazie, è un oggi in cui si compie il mistero di Cristo. E’ l’uomo che testimonia con la vita che passa la scena di questo mondo, e che l’unica cosa che conta è l’incontro con Dio. Come può avvenire ciò? Nell’ascolto- accoglienza- contemplazione. Il vero senso della vita é Dio. Basti guardare al capitolo 7 della Santa Regola dove si parla dei gradi dell’umiltà. <<“Il primo gradino dell’umiltà è proprio di chi tenendo sempre davanti agli occhi il timor di Dio fugge in modo assoluto la smemoratezza e si mantiene sempre memore di tutto quello che Dio ha comandato….”>> La vita monastica non è altro che la ricerca di Dio come risposta alla stessa ricerca, e riconoscere la voce di Dio che chiama ad incentrarsi solo in Lui. Così il monaco vivendo questo ideale diviene causa di pace per gli altri. L’ascesi del monaco sta nel lasciarsi cambiare dal quel Dio che è a lui presente e dalla Sua Parola, e così crescere sempre di più nell’Amore di Cristo. Il monaco a differenza del semplice cristiano accetta l’invito di Cristo: <<se vuoi essere perfetto và vendi quello che hai e dallo ai poveri, vieni e seguimi >> che ha stravolto la vita a un altro grande uomo Sant’Antonio il Grande. Per San Benedetto la vita monastica è semplicemente il cristiano che abbraccia la fede fino alle sue estreme conseguenze, attraverso le più svariate esplicazioni dell’attività interiore ed esterna, essa non vuole che vivere dell’essenziale e seguire la perfezione. I consigli evangelici per un monaco non sono subordinati ad un fine particolare di apostolato o di carità del prossimo così come lo Spirito suscita ad altri tipi di vita religiosa, ma solo al servizio di Dio, all’impegno per Cristo, all’unione con il Signore. Di questo non si deve pensare che sia un atto di egoismo, ma appunto grazie a questa ascesi particolare, il monaco sta nel cercar Dio per donarlo agli altri. Da San Benedetto penso che possiamo attingere tantissimo e possiamo prendere un’infinità di spunti per scrivere e riflettere, ma mi vorrei soffermare qui sperando che si possa cogliere una parte del messaggio che San Benedetto può dare ai suoi figli e ai suoi devoti. Quanti santi son passati da Subiaco dove si è formato spiritualmente il nostro amato Patriarca, e a Montecassino dove ha scritto la Santa Regola e dove riposano le sue sacre ossa insieme a quelle della sorella Scolastica. A proposito, vorrei menzionare un santo orientale: San Nilo, fondatore del monastero di Grottaferrata, lo ricordo perché vorrei concludere con un tropario che ho preso dall’ufficiatura greca scritta proprio da Nilo quando visitò il sacro cenobio di Montecassino insieme con i suoi discepoli.”Come un sole, o padre che è sorto nell’ Occidente illumini con la luce delle virtù tutto l’universo. Roma si vanta perché tu vi hai vissuto. Norcia gioisce perché vi hai trascorso la tua fanciullezza, tutta la Campania e l’Italia esulta. Ma Montecassino esulta e gioisce al di sopra di tutti perché vanta la tua tomba. Proteggi, dunque, tutti noi che ti lodiamo, pregando incessantemente per tutti noi”.

San Benedetto sia per noi un faro capace di farci raggiungere più speditamente Cristo, la vera ragione della nostra vita.

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