giovedì 27 gennaio 2011

La spiritualità ecumenica e il patrimonio delle tradizioni locali




Sulla spiritualità ecumenica si è molto scritto, soprattutto negli ultimi anni, sottolineando l'importanza di riflettere su questa dimensione del dialogo, nel tentativo, più o meno esplicito, di ricercare nuove forme per proseguire un cammino non certo privo di difficoltà. In realtà l'approfondimento della spiritualità ecumenica nasce proprio dai tanti passi compiuti dal dialogo ecumenico, a vario livello, a partire dalla Conferenza missionaria di Edimburgo (1910). Per molti la spiritualità non è semplicemente un momento di dialogo, ma la strada privilegiata per comprendere il mistero dell'unità della Chiesa, grazie alla condivisione di tradizioni diverse nella consapevolezza della centralità della preghiera nel dialogo tra cristiani. E c'è l'idea che essa vada sviluppata all'interno di una comunità locale in modo da favorire la riscoperta del patrimonio di tradizioni nel quale convivono spiritualità diverse tra di loro, talvolta rimaste soffocate nei secoli nei quali è prevalsa la contrapposizione tra cristiani. Talvolta questo processo conduce al recupero di tradizioni precedenti all'arrivo del cristianesimo, mostrando così quanto di quel patrimonio sia ancora presente e come esso possa armonizzarsi con i valori cristiani. Si viene così a costruire un percorso di spiritualità ecumenica nella quale la rimozione dello scandalo della divisione favorisce un ripensamento critico di quanto è stato fatto per l'evangelizzazione, contribuendo a riflettere sulla missione della Chiesa una, chiamata a annunciare e testimoniare il Vangelo. Proprio per proseguire la riscoperta di questo patrimonio di tradizioni in una prospettiva ecumenica, il Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) ha promosso un convegno internazionale che si svolge dal 22 al 27 gennaio a La Paz, in Bolivia, intitolato "Affirming Spiritualities of Live: Indigenous Peoples' Wisdom and Traditions in Theological Conversation". Si tratta di una riflessione che ha fatto tappa, a Baguio (2008) e a Ginevra (2009), seguendo le indicazioni emerse nell'assemblea di Porto Alegre: un ripensamento della missione della Chiesa alla luce delle tradizioni locali, una riflessione che gioca un ruolo importante, non solo nel dibattito sul documentoCalled to be one Church della commissione Fede e Costituzione, ma anche nel processo redazionale di una dichiarazione su missione e unità che dovrebbe essere discussa nella prossima assemblea generale del Wcc nel 2013.
Il convegno di La Paz assume un significato particolare in questo processo, tanto da segnare un salto qualitativo nella riflessione, dal momento che si vuole provare a costruire una spiritualità ecumenica che sappia tenere insieme le conoscenze e le tradizioni spirituali e teologiche delle comunità locali, mantenendo le peculiarità di ciascuno, con la riflessione ecumenica universale, in modo da non disperdere un patrimonio spirituale che spesso è stato ignorato dal cristianesimo. In tal modo si vuole valorizzare questo patrimonio di spiritualità collocandolo in un orizzonte ecumenico, nel quale scoprire la profonda sintonia su alcuni temi, come la salvaguardia del creato, che consentono di comprendere appieno le ricchezze delle tradizioni cristiane nell'incontro con le culture locali.
Non si vuole semplicemente procedere a una riscoperta delle tradizioni locali per comprendere quanto il cristianesimo, nel passato, si è fatto promotore di una cultura che non considerava le differenze delle ricchezze; con questo percorso, che si è venuto definendo anche grazie al contributo della commissione Fede e Costituzione, si vuole delineare una spiritualità ecumenica in grado di mostrare come i cristiani sappiano essere testimoni del Vangelo in un'opera missionaria che tenga conto delle peculiarità locali. La stessa scelta di La Paz risponde a questa prospettiva, dal momento che i partecipanti, da tutto il mondo, di tradizioni cristiane diverse, sono chiamati a confrontarsi con il patrimonio spirituale e culturale di un Paese nel quale sono ancora vive le tradizioni della popolazione indigena, che ha saputo trovare delle forme per far convivere il cristianesimo. Nelle giornate del convegno è stato dato ampio spazio alla presentazione dei progetti e dei risultati del Consiglio ecumenico delle Chiese nel campo della costruzione di una spiritualità in grado di esprimere la pluralità delle tradizioni cristiane. C'è stato poi un approfondimento delle diverse spiritualità, con una particolare attenzione al mondo religioso con il quale il cristianesimo è entrato in contatto nel corso dei secoli in America Latina. Infine, nei gruppi di lavoro, è stato ripreso quanto detto a livello assembleare nel tentativo di definire una comune piattaforma per la missione della Chiesa nella quale la conoscenza delle tradizioni locali sia parte di un patrimonio spirituale che favorisca la riconciliazione delle memorie, sulla strada dell'unità dei cristiani.

di Riccardo Burigana

Nessun commento:

Posta un commento