mercoledì 15 febbraio 2012

L'Europa di Cirillo e Metodio



Gli anni Ottanta furono uno dei periodi più splendenti per la memoria cirillometodiana, esaltata dal papa polacco in numerose forme ed occasioni, su tutte la lettera enciclica Slavorum Apostoli e la proclamazione dei due fratelli macedoni a patroni d'Europa. La loro immagine permise di rendere più evidente e comprensibile l'invito a "respirare con due polmoni", con cui Giovanni Paolo II esprimeva la sua visione ecumenica di una Chiesa unita per il terzo millennio, e anche di una nuova Europa cristiana "dall'Atlantico agli Urali". Furono le categorie di fede e di cultura che permisero di superare psicologicamente l'impedimento del muro di Berlino, che infatti crollo' alla fine di quel decennio. Più di venti anni dopo, la sensazione e' che i santi evangelizzatori degli slavi siano stati nuovamente riposti in soffitta, in attesa di essere riesumati in futuro per nuove esigenze della storia e dello spirito. L'unione dei cristiani orientali e occidentali si e' allontanata più di quanto fosse prima della stessa missione di Cirillo e Metodio, al massimo si fanno trattative per convergenze strategiche contro il relativismo morale. L'Europa ha mostrato indifferenza, se non disprezzo, per la memoria delle sue radici cristiane, e nel cinismo di questa stessa indifferenza si sta ormai frantumando in una serie di egoismi contrapposti, quello francese a quello tedesco, i latini contro i greci, i settentrionali contro i meridionali e gli orientali, tornando in questo quasi ai tempi delle invasioni barbariche prima di Carlo Magno, l'ultimo a tentare una moneta comune europea prima dell'euro oggi morente. Eppure la lezione della missione slava meriterebbe di essere ricordata ancora di più proprio in tempi di crisi. I due "apostoli di Tessalonica" seppero annunciare con limpidezza il Vangelo, districandosi in mezzo agli intrighi delle corti e delle curie di Oriente e Occidente, sfruttando le occasioni senza paura del sacrificio personale e dell'insuccesso; non riuscirono a far passare il disegno unitario di una Grande Moravia cristiana, caparra di una Chiesa e di un'Europa unita, perché la loro opera fu poi divisa e smembrata, ma lasciarono in tutti la nostalgia di una comunione più grande. Di fronte alle esigenze di popoli giovani e privi di orientamento, inventarono un nuovo linguaggio, sia nell'espressione alfabetica (Costantino-Cirillo in questo fu una specie di Steve Jobs del Medioevo), sia nell'impianto culturale complessivo, unendo tradizione latina e bizantina, liturgia, filosofia e sacra scrittura, scolastica e mistica, dando così una nuova possibilità di espressione a quella grande tradizione patristica che si stava ormai esaurendo, nella definitiva scomparsa del mondo antico. La loro missione segno' la nascita vera e propria dell'Europa, di quello spazio insieme geografico e spirituale che, nonostante mille conflitti, decine e decine di milioni di morti, riforme e rivoluzioni di ogni genere, ancora oggi rimane al centro dei destini di un mondo in grandissima e globale evoluzione. Esisterà ancora l'Europa, nel procedere incerto di questo terzo millennio cristiano? La domanda e' sempre più pressante e angosciosa, se pensiamo che proprio in questi giorni i manovratori dei poteri politici ed economici stanno cercando la maniera più conveniente per liberarsi della Grecia, utero dell'intero continente e madre della sua realizzazione più antica e gloriosa, l'Impero prima macedone e poi romano, e poi ancora franco e sassone, terra in cui il Vangelo di un Messia ebraico e' diventato annuncio del Figlio di Dio, proclamato proprio in greco e in Grecia dall'apostolo Paolo. Terra dei santi Cirillo e Metodio, patroni spirituali di un continente alla deriva, che forse grazie alla loro memoria riuscirà a non scomparire e risorgerà nella grazia di una vita nuova, in una nuova evangelizzazione, con un linguaggio nuovo e antico insieme, che qualche santo saprà inventare per noi.

di: Stefano Caprio , www.orientecristiano.com





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