venerdì 26 luglio 2013

Sabato 27 Luglio: San Panteleimon Megalomartire




La sua compassione verso gli ammalati, i sofferenti, gli sfortunati e i bisognosi, fece si che fosse chiamato Panteleimon ("tutto misericordioso") invece di Pantaleo ("in tutte le cose un leone") che era il suo nome. Ha trattato tutti coloro che si rivolgevano a lui senza distinzione di fede e senza chiedere spese, guarendoli nel nome del Signore Gesù Cristo. Ha visitato i prigionieri tenuti in carcere, che erano generalmente cristiani, guarendo le loro ferite e in breve tempo la sua buona nomea di medico caritatevole si diffuse in tutta la città di Nicomedia facendo si che la gente abbandonasse gli altri medici per rivolgersi a lui. San Panteleimon nacque a Nicomedia da padre pagano (di nome Eustorgus) e madre cristiana (di nome Eubola). Venne educato alla fede cristiana e poi battezzato da sant'Ermolao (commemorato il 26 luglio) ed avendo appreso la professione medica, la esercitò con molta carità, guarendo da ogni malattia più per grazia divina che per la sua professionalità. Nel 305, per invidia, un medico lo denunciò alle autorità romane che lo arrestarono e come era prassi nei processi contro i cristiani, al santo fu chiesto di offrire l'incenso agli dei, ma egli si rifiutò, accettando il martirio, come già aveva fatto il suo maestro Ermolao, che avvenne dopo numerose torture.


Apolitikion

Ἀθλοφόρε ἅγιε, καὶ ἰαματικὲ Παντελεῆμον, πρέσβευε τῷ ἐλεήμονι Θεῷ, ἵνα πταισμάτων ἄφεσιν, παράσχῃ ταῖς ψυχαῖς ἡμῶν.

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Vittorioso santo e medico Panteleimon, prega Dio misericordioso affinché ottenga alle anime nostre la remissione dei peccati.




sabato 13 luglio 2013

Lumen Fidei. Cristo Luce del mondo



"Il movimento di amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito ha percorso la nostra storia; Cristo ci attira a Sé per poterci salvare (cfr Gv 12,32). Al centro della fede si trova la confessione di Gesù, Figlio di Dio, nato da donna, che ci introduce, per il dono dello Spirito Santo, nella figliolanza adottiva (cfr Gal 4,4-6)". -Lumen Fidei


“Cristo luce del mondo!” è l'invocazione con cui il diacono squarcia le tenebre della notte di Pasqua, portando processionalmente il cero pasquale tra l'assemblea orante; ed è questo lo stesso incipit con cui papa Francesco inizia il magistero del suo pontificato. 
“Lumen Fidei” è la prima enciclica di papa Francesco, che si avvale di una bozza elaborata da Benedetto XVI messa a disposizione del successore. «Egli aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi» [LF n. 7]. 
In effetti l'enciclica chiude la trilogia ratzingeriana sulla carità [Deus Caritas Est] e la speranza [Spe Salvi] trattando per l'appunto della virtù teologale della fede. 
La Lumen Fidei è divisa in quattro capitoli preceduti e seguiti da una conclusione. Nel primo capitolo papa Francesco parla della fede come ascolto della Parola di Dio, la fede è presentata come questione concreta, è confidenza: «La fede è legata all’ascolto. Abramo non vede Dio, ma sente la sua voce. In questo modo la fede assume un carattere personale. Dio risulta così non il Dio di un luogo, e neanche il Dio legato a un tempo sacro specifico, ma il Dio di una persona, il Dio appunto di Abramo, Isacco e Giacobbe, capace di entrare in contatto con l’uomo e di stabilire con lui un’alleanza. La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome». [n.8]  Il secondo capitolo affronta il legame tra fede e verità, la fede è questione di verità perchè dice una relazione autentica: «Richiamare la connessione della fede con la verità è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo. Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della tecnologia: è vero ciò che l’uomo riesce a costruire e misurare con la sua scienza, vero perché funziona, e così rende più comoda e agevole la vita. Questa sembra oggi l’unica verità certa, l’unica condivisibile con altri, l’unica su cui si può discutere e impegnarsi insieme. Dall’altra parte vi sarebbero poi le verità del singolo, che consistono nell’essere autentici davanti a quello che ognuno sente nel suo interno, valide solo per l’individuo e che non possono essere proposte agli altri con la pretesa di servire il bene comune. La verità grande, la verità che spiega l’insieme della vita personale e sociale, è guardata con sospetto. Non è stata forse questa - ci si domanda - la verità pretesa dai grandi totalitarismi del secolo scorso, una verità che imponeva la propria concezione globale per schiacciare la storia concreta del singolo? Rimane allora solo un relativismo in cui la domanda sulla verità di tutto, che è in fondo anche la domanda su Dio, non interessa più. È logico, in questa prospettiva, che si voglia togliere la connessione della religione con la verità, perché questo nesso sarebbe alla radice del fanatismo, che vuole sopraffare chi non condivide la propria credenza. Possiamo parlare, a questo riguardo, di un grande oblio nel nostro mondo contemporaneo. La domanda sulla verità è, infatti, una questione di memoria, di memoria profonda, perché si rivolge a qualcosa che ci precede e, in questo modo, può riuscire a unirci oltre il nostro "io" piccolo e limitato. È una domanda sull’origine di tutto, alla cui luce si può vedere la meta e così anche il senso della strada comune».[n.25] 
Il terzo capitolo affronta il tema dell'evangelizzazione, la fede nella società: «L’unità della Chiesa, nel tempo e nello spazio, è collegata all’unità della fede: « Un solo corpo e un solo spirito […] una sola fede» (Ef 4, 4-5). Oggi può sembrare realizzabile un’unione degli uomini in un impegno comune, nel volersi bene, nel condividere una stessa sorte, in una meta comune. Ma ci risulta molto difficile concepire un’unità nella stessa verità. Ci sembra che un’unione del genere si opponga alla libertà del pensiero e all’autonomia del soggetto. L’esperienza dell’amore ci dice invece che proprio nell’amore è possibile avere una visione comune, che in esso impariamo a vedere la realtà con gli occhi dell’altro, e che ciò non ci impoverisce, ma arricchisce il nostro sguardo. L’amore vero, a misura dell’amore divino, esige la verità e nello sguardo comune della verità, che è Gesù Cristo, diventa saldo e profondo. Questa è anche la gioia della fede, l’unità di visione in un solo corpo e in un solo spirito. In questo senso san Leone Magno poteva affermare: « Se la fede non è una, non è fede ». Qual è il segreto di questa unità? La fede è "una", in primo luogo, per l’unità del Dio conosciuto e confessato. Tutti gli articoli di fede si riferiscono a Lui, sono vie per conoscere il suo essere e il suo agire, e per questo possiedono un’unità superiore a qualsiasi altra che possiamo costruire con il nostro pensiero, possiedono l’unità che ci arricchisce, perché si comunica a noi e ci rende "uno"». [n.47]  Il quarto capitolo parla del legame tra fede e bene comune: « Proprio grazie alla sua connessione con l’amore (cfr Gal 5,6), la luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace. La fede nasce dall’incontro con l’amore originario di Dio in cui appare il senso e la bontà della nostra vita; questa viene illuminata nella misura in cui entra nel dinamismo aperto da quest’amore, in quanto diventa cioè cammino e pratica verso la pienezza dell’amore. La luce della fede è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune. La fede non allontana dal mondo e non risulta estranea all’impegno concreto dei nostri contemporanei. Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini». [n.51]  Questa enciclica mette a tema la questione della modernità proprio a partire dalla sua stessa radice: l'illuminismo, ed è nell'ottica di una critica all'illuminismo che tale enciclica, per lo meno nel suo impianto filosofico va inquadrata. È proprio a partire dall'Illuminismo che si è assistito al paradosso per cui la fede è stata travisata fino a diventare il luogo dell'oscurità; eppure Adorno-Horkheimer hanno delineato bene nella Dialettica dell'Illuminismo l'esito nefasto di questa impostazione: «L'illuminismo, nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha perseguito da sempre l'obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni. Ma la terra interamente illuminata splende all'insegna di trionfale sventura. Il programma dell'Illuminismo era liberare il mondo dalla magia. Esso si proponeva di dissolvere i miti e di rovesciare l'immaginazione con la scienza. […] Ma la credulità, l'avversione al dubbio, l'avventatezza nelle risposte, lo sfoggio di cultura, la paura di contraddire, l'interesse personale, l'indolenza nelle ricerche, il feticismo verbale, la tendenza a fermarsi alle conoscenze parziali: tutto ciò e altre cose hanno vietato le felici nozze dell'intelletto umano con la natura delle cose, per accoppiarlo invece a concetti vani e ad esperimenti disordinati». Max Horkheimer-Theodor W. Adorno Dialettica dell' Illuminismo, Piccola Biblioteca Einaudi: 1969, 11.  Lo sguardo di papa Francesco è proteso fin dalla sua prima enciclica su orizzonti alti, che colmano di eternità il presente, che invitano gli uomini ad alzare lo sguardo. Papa Bergoglio si conferma gesuita fin nel midollo, uomo capace di scrutare i segni dei tempi e di indicare la via. Facciamo tesoro di questo dono, condividendo queste parole con i nostri fratelli.

di Don Antonino Pileri Bruno, http://www.luxecclesiaeorientalis.org





sabato 6 luglio 2013

Egitto, ucciso padre Mina Abud Sharobim sacerdote copto





Nel nord del Sinai colpito a morte il segretario del vescovo di El Arish Kosman

Un sacerdote copto è stato ucciso questa mattina in Egitto in un agguato con ogni probabilità riconducibile alla situazione creatasi nel Paese all'indomani della destituzione del presidente islamista Mohammed Morsi.
 L'omicidio è avvenuto nella città di El Arish, nel nord del Sinai. La vittima si chiamava padre Mina, aveva 39 anni ed era il segretario del vescovo copto di El Arish Kosman. Il religioso è stato colpito mentre si trovava in auto insieme alla moglie, che si troverebbe sotto shock in ospedale.

 L'omicidio di padre Mina è un ulteriore salto di qualità nelle violenze di questi giorni contro i copti: già l'altro giorno era stata assaltata una chieda copto cattolica nel distretto di Minya. Ieri sera poi a Luxor ci sarebbero state altre tre vittime copte. La collera degli islamisti, dunque, sta prendendo ancora una volta di mira i cristiani in Egitto, prendendo a pretesto il fatto che il Papa copto Tawadros II si è schierato dalla parte delle forze che hanno destituito Morsi. E non e' un caso che l'omicidio sia avvenuto proprio nel Sinai, zona da tempo fuori controllo, diventata un crocevia del terrorismo islamista. Va detto peròche anche da parte dei rappresentanti ufficiali dei Fratelli Musulmani in queste ore c'è stata un'escalation nei toni contro i copti. Ieri pomeriggio - ad esempio - nel suo discorso alla manifestazione pro Morsi, la suprema guida del movimento Mohammed Badie si era scagliato pubblicamente contro Tawadros II sostenendo che il Papa copto non parla a nome dei cristiani. Un messaggio che - evidentemente - qualcuno ha preso molto in fretta come un via libera alla violenza settaria. I rappresentanti della Chiesa copta in Italia reagiscono con «estrema preoccupazione» alle notizie provenienti dall'Egitto, «con la violenza che non accenna a placarsi» e che si è concretizzata tra l'altro con l'uccisione di un sacerdote cristiano copto da parte di alcuni militanti islamici nella città di al-Arish, nel Sinai del Nord.       «Speriamo che questa fase finisca presto, abbiamo paura. C'è il rischio che le parti contrapposte inneschino una vera e propria guerra civile, con infiltrazioni terroristiche dai Paesi vicini», dice all'Adnkronos Padre Danial El Bakhoumi, ieromonaco della chiesa copta di San Raffaele a Reggio Emilia. «I militari hanno capito che Morsi non era l'uomo adatto per i problemi dell'Egitto ed hanno cercato di risolvere la situazione, ma ora nel Paese c'è un clima di violenza che preoccupa fortemente la comunità copta in Italia», aggiunge.        Sulla stessa linea Padre Bakhomious El Soriani, ieromonaco della chiesa di San Mina a Firenze. «Viviamo con molta preoccupazione quanto sta accadendo in Egitto. La speranza -osserva- è che in breve tempo le divergenze si possano ricomporre e che la pace possa tornare nel Paese».


martedì 2 luglio 2013

Si chiamava Mariam: CORRETTAMENTE stuprata da 15 uomini diversi e poi uccisa, NESSUNA LINEA ROSSA SUPERATA




Stupro e atrocità su una giovane cristiana a Qusair 


Qusair – Si chiamava Mariam, era una 15enne cristiana di Qusair, città del governatorato di Homs, 35 km a sud del capoluogo. La città, che era diventata roccaforte dei ribelli siriani, è stata riconquistata dalle truppe dell’esercito regolare agli inizi di giugno. La storia di Mariam – pervenuta a Fides tramite il racconto di due sacerdoti cattolici – è segno della brutalità del conflitto e della estrema vulnerabilità delle minoranze religiose. La famiglia di Mariam era in città quando miliziani legati al gruppo jihadista “Jabhat al-Nusra” l’hanno conquistata e occupata. Mentre la sua famiglia è riuscita a fuggire, Mariam è stata presa e obbligata a un matrimonio islamico. 
Fonti di Fides ricordano che, attraverso i social network, era stata diffusa in Siria la fatwa emessa da Yasir al-Ajlawni – uno sheikh salafita di origine giordana, residente a Damasco – che dichiarava lecito per gli oppositori del regime di Bashar al-Assad lo stupro perpetrato ai danni di “qualunque donna siriana non sunnita”. Secondo la fatwa catturare e violentare donne alawite o cristiane non sarebbe contrario ai precetti dell'islam. Il comandate del battaglione “Jabhat al-Nusra” a Qusair ha preso Mariam, l’ha sposata e violentata. Poi l’ha ripudiata. Il giorno seguente la giovane è stata costretta a nozze islamiche con un altro militante. Anche questi l’ha violentata e poi ripudiata. La stessa dinamica si è ripetuta per 15 giorni, e Mariam è stata stuprata da 15 uomini diversi. Questo l’ha destabilizzata psicologicamente e l’ha resa insana di mente. Mariam, divenuta instabile mentalmente, alla fine è stata uccisa. 
“Queste atrocità non sono raccontate da nessuna Commissione internazionale”, dicono a Fides due sacerdoti greco-cattolici, p. Issam e p. Elias da poco ritornati in città. I due stanno raccogliendo il pianto e le lamentale di numerose famiglie. “Chi farà qualcosa per proteggere i civili, i più vulnerabili?”, chiedono sconsolati. Come riferito a Fides, i due hanno appena celebrato una santa Messa per consacrare nuovamente la chiesa cattolica di Sant’Elia a Qusair. La chiesa era stata saccheggiata e profanata dai guerriglieri, ed era divenuta base logistica e residenziale per gruppi di ribelli.