mercoledì 24 dicembre 2014

Il kontakion Η Παρθένος σήμερον




Affresco Monastero di Decani, Kosovo



Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori, avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino.
Dal 30 novembre la liturgia bizantina spesso il canto di questo tropario, attribuito alla mano di Romano il Melodo (+555); la liturgia bizantina ci mette di fronte, attraverso delle immagini poetiche e per mezzo di tutta un'intrecciatura di reminiscenze bibliche, ci mette di fronte al mistero della nostra salvezza, al mistero indicibile di Dio che per amore si incarna, si fa uomo ineffabilmente. Dio si fa uno di noi, si fa uomo, si fa piccolo come piace di dire ai Padri; questa è la grandezza della nostra fede, Dio che si fa veramente uomo;...vedere il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile...Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Ogni testo liturgico -tropario, canone...- è un intreccio di citazioni bibliche esplicite ma spesso soltanto implicite; si può dire che sono dei testi frutto di una lectio divine che la Chiesa fa della Sacra Scrittura alla luce del mistero celebrato. Oggi la Vergine si dirige verso la grotta... L’Antico Testamento usa l’immagine di una ragazza o di una vergine per parlare del popolo, di tutto il popolo: la vergine figlia di Sion di Is 37,22. Nel tropario, però, il riferimento biblico è chiaramente quell’altro pure di Is, nel capitolo 7,14: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele; già il Nuovo Testamento nel vangelo di Matteo (Mt 1,22), i Padri e tutta la tradizione cristiana hanno letto questo passo di Is in chiave cristologica. ...si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli.Nell’Antico Testamento la grotta è sempre presentata come luogo di rifugio, sia di fronte al nemico sia di fronte a Dio stesso; la grotta nella roccia dove Elia si rifugia diventa il luogo dell’incontro con Dio (1Re 19,13); secondo Is 33,16 la grotta è luogo di rifugio per l’uomo giusto ... per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Il testo del tropario riecheggia in primo luogo, e in modo diretto, il testo di Gv 1,1: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... e Gv 1,14: E il Verbo si fecce carne e venne ad abitare in mezzo a noi;e ancora il testo di 1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita... Ma dietro del testo, e non in modo meno diretto, troviamo anche tutti i passi dell’Antico Testamento, soprattutto della letteratura sapienziale e dei salmi: la Parola del Signore è veritiera(Sal. 32,4); la tua Parola, Signore, è eterna (Sal 118,89); la tua Parola -il tuo Verbo- è lampada ai miei passi (Sal. 118,105) testo che si collega con quello del Vangelo: io sono la luce del mondo (Gv 8,12); manda sulla terra la sua Parola (Sal 147,4); e infine il testo che è più centrale e che i Padri hanno letto pure in riferimento all’incarnazione di Cristo:la tua Parola onnipotente scese dal cielo... (Sa 18,15). Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il testo del tropario prosegue riprendendo la gioia di tutta la creazione, e si fa ecco di due rallegramenti di tutto il popolo: quelli delle vittorie di Saul e soprattutto di David sui nemici (1Sa 18,6; 21,12). Questa gioia del popolo il tropario la collega con quella degli angeli e dei pastori di Lc 2,8.18.20: i pastori poi se ne tonarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. Notiamo come il testo di Lc e quello dl tropario sono quasi identici. ... avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino. Qui il tropario riassume tutto il mistero, tutta l’economia della nostra salvezza. Il testo biblico che è retroterra di questa conclusione sembra chiaramente quello di Fil 2,6-7: ...il quale essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... E il tropario:...ha voluto apparire come tenero bambino... il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile... Dio si è fatto uomo, Dio si è fatto piccolo. Il Dio infinito, inaccessibile, increato -pensiamo a tutta la serie di aggettivi privativi che troviamo nell’anafora di san Basilio, e sarebbe buono di rileggerla adesso che la celebreremo tre volte in pochi giorni: la vigilia di Natale, il primo gennaio e la vigilia dell’Epifania-; il Dio infinito, inaccessibile, increato, si è incarnato, si è fatto piccolo, si è fatto povero per i poveri e i piccoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il tropario, la Chiesa, ci invita alla gioia. Chiediamo al Signore di saper viverla fino in fondo la gioia che è pure dono suo.
di P. Manel Nin, Rettore P.C.Greco






giovedì 11 dicembre 2014

Venerdì 12 Dicembre: San Spiridione, vescovo e taumaturgo



San Spiridione era un semplice contadino, sposato e padre di diversi figli. Per la sua fede incrollabile e per lo stile semplice della sua vita fu giudicato degno di diventare un pastore di uomini e venne eletto Vescovo di Tremithus, una città di Cipro. Alcuni sostengono che abbia preso parte al primo Concilio Ecumenico di Nicea del 325 e che operò molti miracoli. Morì intorno ai 348 e più tardi i suoi resti furono trasferiti a Corcira, di cui è divenuto patrono.

Ἀπολυτίκιον


Τῆς Συνόδου τῆς πρώτης ἀνεδείχθης ὑπέρμαχος, καὶ θαυματουργὸς θεοφόρε, Σπυρίδων Πατὴρ ἡμῶν· διὸ νεκρᾷ σὺ ἐν τάφῳ προσφωνεῖς, καὶ ὄφιν εἰς χρυσοῦν μετέβαλες, καὶ ἐν τῷ μέλπειν τὰς ἁγίας σου εὐχάς, Ἀγγέλους ἔσχες συλλειτουργούντάς σοι Ἱερώτατε. Δόξα τῷ σὲ δοξάσαντι Χριστῷ· δόξα τῷ σὲ στεφανώσαντι· δόξα τῷ ἐνεργούντι διὰ σοῦ, πᾶσιν ἰάματα.




martedì 9 dicembre 2014

Riflessione sulla Quaresima del Natale




"Ecco, voi digiunate per litigare, per fare discussioni, e colpite con pugno malvagio; oggi, voi non digiunate in modo da far ascoltare la vostra voce in alto." ( Is. 58:4)

Domani inizia la quaresima di Natale in cui tutto il mondo celebra la venuta del nostro Signore, la Sua Incarnazione per la nostra salvezza. 

Per cui, invito tutti noi a riflettere in questi giorni sul nostro cammino, sui nostri atti, sulle nostri intenzioni .... E sopratutto su cosa abbiamo dato al Signore , Colui che  ha dato la sua vita e anche la nostra per curarla e renderla Santa come l'abbiamo ricevuta  a Sua Immagine e Somiglianza.

Che cosa abbiamo offerto al mondo di quello che abbiamo ricevuto gratuitamente?

Ci siamo mai posti questa domanda? Non penso proprio come anche vorrei essere certo, perchè grazie alla Grazia dello Spirito ci sono ancora quelli chi sono pronti a dare la loro vita per la Gloria del Signore, e non per la loro. Cerchiamo di essere tra questi Che non cercano la loro propria Gloria , perché essi nella loro vita cadranno come le  foglie dell'autunno che volano con il primo vento, e dopo la loro morte spariranno come la neve dell'inverno e nessuno li ricorderà. Lo so che cercare il bene altrui è difficile, ma cerchiamo almeno in questi giorni di infrangere  questo specchio di falsità e cerchiamo di fare il nostro meglio per l'altro, rendendosi  disponibili come segno per la Via Della Pace e  dell'Amore fino a sacrificarci per l'altro. È ciò per  cui nostro Signore si è fatto uomo, per insegnarci quello che non abbiamo mai superato nella nostra natura e ci tenta ogni giorno, l'arroganza, la superbia, la ricchezza, il potere... Tutte queste cose che Lui stesso ha vissuto per insegnarci il modo di superarli. Basta leggere ciò Che è stato scritto per imparare. Perchè la nostra natura ama imparare dall'esperienza degli altri per cui usava citare le scritture dicendo è stato scritto ... Ma io vi dico... insegnandoci e  aggiornandoci su tutto quello che serve per poter proseguire nel cammino verso la Santità. 

Badate che ogni volta che Si rivolgeva a noi, c’è lo diceva perchè l’aveva  vissuto, la povertà, l'immigrazione, la fame... Ha condiviso con noi tutto, non soltanto perché è Dio e sa tutto ciò dei nostri cuori ma perchè ha voluto condividere tutto con noi pure l'ingiustizia che l'ha portato alla Croce.
Per cui subendo l'ingiustizia tal volta fa bene ad altri per cui non dobbiamo rivoltarci ma dobbiamo supportarci l'uno l'altro con pazienza e saggezza, tenendo presente la nostra Croce che sarà l'arca della nostra salvezza. Siate sicuri che senza i nostri fratelli non saremmo mai salvati, perchè il Regno dei Cieli non è come il Regno su questa Terra, ove ognuno cerca di sopraffare il suo fratello per arrivare prima, ma per meritare di arrivare là su devi far passare tanti prima di te, non soltanto ma li devi pure indirizzare verso la via giusta, dando l'esempio che ha dato Cristo. Così sapranno che siamo i suoi discepoli. Allora invito per primo me stesso, e dopo voi di riflettere in questi giorni su come ho vissuto e come vivrò in questi giorni, provando il digiuno per motivo molto pratico, alleggerire il corpo per poter ragionare meglio.


“ Guardate gli uccelli del cielo: non seminano,  né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro  celeste li nutre.” (Mt 6,26)


di Michel Skaf, alunno P.C.G.



venerdì 5 dicembre 2014

6 Dicembre memoria del nostro Santo Padre Nicola il Taumaturgo, Arcivescovo di Mira in Licia.




San Nicola visse sotto Diocleziano e Massimiliano (300). Era un uomo molto saggio e con tante doti, divenne Arcivescovo in Licia. Le sue prediche furono molto pungenti per i governatori di allora, per cui fu arrestato dai capi di Licia e si ritrovò in carcere con altri cristiani. Grazie a Costantino e al suo editto sulla libertà religiosa tutti i cristiani furono liberati, e anche Nicola potrà continuare il suo operato. Un fatto molto importante della sua vita è la sua presenza al Concilio di Nicea (325). La tradizione attribuisce a questo grande santo tanti miracoli, sia quand’era in vita che dopo la morte. Infatti si tramanda che mentre egli si trovava a Costantinopoli tre uomini innocenti furono condannati a morte, costoro si misero a pregare il Signore e San Nicola. In quella notte stessa all’imperatore Costantino apparve in sogno San Nicola, il quale lo ammonì e gli intimò di lasciare liberi i condannati perché erano innocenti. Come il Buon Pastore, anche lui si è preso sempre cura del suo gregge, ed anche dopo la sua morte ha continuato a intercedere ancora di più presso il trono della Santissima Trinità, a far scendere tante benedizioni presso i suoi figli, e a chiunque lo invoca come protettore lo custodisce dal maligno e lo sostiene nella fede. Un fenomeno molto misterioso ancora oggi avviene presso la tomba del santo ed è quello che le sue reliquie si riempiono di una patina, chiamata appunto >. Questo fenomeno avviene da sempre, e secondo le varie testimonianze dei biografi del tempo, sappiamo che subito poco dopo la sua morte in Myra presso la sua tomba il suo corpo si riempì pieno di questa “manna”, e tutti furono concordi nell’esaltarne le taumaturgiche virtù. In seguito a ciò è nata una particolare venerazione e devozione sull’ uso di questa “manna”. Ogni anno, precisamente il 9 Maggio, giorno in cui si ricorda la traslazione delle sue reliquie da Myra a Bari, viene prelevata da un foro posto sulla tomba del santo la preziosa manna. Qualcuno non condividerà questi fenomeni e queste devozioni intorno ai santi, ma grazie a ciò il Signore accorda attraverso i santi, che non sono altro che testimoni dell’esistenza e della potenza di Dio, che agisce in coloro che hanno fatto affidamento totale della propria vita a Colui che è la Via la Verità e la Vita, molti si avvicinano a Dio, e una volta aggrappati a Lui chi ci potrà separare?. Affidiamoci alla preghiera di questo grande pontefice, che ha saputo conformarsi alla Croce di Cristo, e poi soprattutto ha saputo difendere la propria fede che gli è stata trasmessa, cosa che oggi non avviene più, anzi si tende a ridicolizzare tutto quello che riguarda la fede, basta vedere l’andamento della nostra società e le varie sentenze di coloro che governano il mondo. Confidando nell’intercessione di San Nicola, affinché tutti possano comprendere che senza Dio nella nostra vita prima o poi si cadrà nel buio e anche se avessimo tutti i tesori e tutte le comodità di questo mondo sempre ci mancherà qualcosa nella nostra vita perché Lui e solo Lui è il bello in noi. A Colui che era che è e che sarà lode onore e gloria nei secoli dei secoli. Amìn.
**Sei divenuto, o Nicola fervidissimo difensore della Chiesa di Cristo, distruggendo con franchezza le empie dottrine delle eresie; e ti sei mostrato a tutti come regola dell’ortodossia, intercedi dunque per tutti coloro che si fanno guidare dai tuoi divini insegnamenti.

Apolitikion


Κανόνα πίστεως και εικόνα πραότητος εγκρατείας διδάσκαλον ανέδειξέ σε τη ποίμνη σου η των πραγμάτων αλήθεια δια τούτω εκτείσω τη ταπεινώσει τα υψηλά τη πτωχεία τα πλούσια. Πάτερ ιεράρχα Νικόλαε, πρέσβευε Χριστώ τω Θεώ σωθήναι τας ψυχάς ημών".

Regola di fede e immagine di mansuetudine, maestro di continenza ti designò al tuo gregge la verità dei fatti; e in vero con l’umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza. Padre Gerarca Nicola, prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

martedì 2 dicembre 2014

San Saba, l’uomo santificato



Uomo di comunione con Dio e con i fratelli

            Il beato papa Paolo VI tra il 1964 e 1965 compì due gesti profetici nel rapporto con le Chiese ortodosse di tradizione bizantina: la restituzione (potremmo dire la traslatio) delle reliquie di sant’Andrea apostolo a Patrasso e del monaco san Saba al monastero che porta il suo nome nel deserto presso Betlemme. Nel 2004 san Giovanni Paolo II restituiva alla sede patriarcale di Costantinopoli, nelle mani del patriarca ecumenico Bartolomeo I, le reliquie di san Gregorio di Nazianzo e san Giovanni Crisostomo. Gli Apostoli e i Padri venerati nelle loro reliquie che diventano testimoni, martiri del cammino verso la piena comunione tra le Chiese cristiane di Oriente ed Occidente.
            La figura del monaco san Saba (+532) è molto venerata in Oriente ed è una delle personalità più importanti nello sviluppo del monachesimo nella Palestina. Nato in Cappadocia verso il 439, inizia nella Palestina un percorso di vita monastica che va dal cenobitismo all’eremitismo. Verso il 478 fonda la Grande Laura, centro monastico destinato a svolgere un ruolo importante nello sviluppo del monachesimo della regione e nella fedeltà alla confessione cristologica calcedoniana. Saba muore il 5 dicembre del 532, data della sua festa nel calendario bizantino. I testi dell’ufficiatura della festa mettono in risalto alcuni aspetti della vita di san Saba, aspettiche diventano quasi l’icona del monaco e di ogni cristiano. La vita di Saba come monaco e padre di monaci si fa presente nei testi liturgici con due immagini che lo cantano come abitante e come colonizzatore del deserto: “Hai fatto del deserto una città dove si vive se­condosapienza, o splendore dei padri, Saba, padre no­stro di mente divina, e lo hai reso paradiso spirituale, co­per­to di fiori divini: la molti­tu­dine dei monaci…”. La vita di san Saba come monaco e padre di monaci, ne fa un uomo di comunione col cielo e con le schiere celesti e quindi uomo di intercessione: “Saba di mente divina, simile agli angeli, compagno dei santi, consorte dei profeti, coe­rede dei martiri e degli apostoli, ora che abiti la luce senza tramonto… sup­plica Cristo… perché siano donate alla Chiesa la con­cordia, la pace e la grandemisericordia”.La stessa vita di Saba come monaco ne fa anche un uomo di comunione con i monaci, con gli uomini. Per loro diventa modello ed esempio: “Saba beatissimo, lampada inestinguibile della con­ti­nenza, tersissimo luminare dei monaci, ri­splen­dente per i fulgori della carità, torre inconcussa della pa­zien­za… te­so­ro di guarigioni, vero colonizzatore del deserto… torcia che sorge sul mare del mondo, per guidare i popoli al porto divino… gui­da dei monaci… implora Cristo, per­ché siano donate alla Chiesa la concordia, la pace e la grande misericordia”. Questi due aspetti saranno, nella tradizione monastica cristiana due pilastri dell’essere e vivere come monaco: la comunione con Dio e con gli uomini.
            Nei testi liturgici della festa, la vita monastica è presentata quasi come una nuova nascita, e riprendendo Genesi 1,26 come una nuova creazione. Uno dei tropari infatti canta Saba come monaco / uomo nuovo, integro nell’immagine e ricreato nella somiglianza di Dio, pervenuto alla contemplazione della Trinità: “Custodita illesa in te l’immagine di Dio, ma reso l’intelletto signore delle passioni…,mediante l’ascesihai rag­giunto per quanto possibile la somi­glianza: poiché, fa­cendo coraggiosamente violenza alla natura, ha assoggettato la carne allo spirito. Sei così divenuto eccelso fra i monaci, colonizzatore del deserto, allenatore di quelli che com­pio­no bene la corsa… E ora nei cieli, venuti meno ormai gli specchi, contempli puramentela santa Trinità…”.
            Altri testi presentano Saba, e ogni monaco, con l’immagine del carbone ardente, acceso dallo Spirito Santo e quindi diventato teoforo, ricettacolo del dono di Dio: “Ti sei mostrato al mondo quale carbone divinamente splen­dente, per essere stato a contatto col fuoco, o Saba, teoforo dello Spirito, facendo risplendere le anime di quan­ti con fede a te si accostano… gui­dan­­doli alla luce senza tramonto…”. Saba è quindi portatore di Dio e pienamente configurato con Cristo che raggiunge, con l’immagine della scala di Giacobbe, nella salita della vita ascetica: “La tua vita è stata chiaramente una scala che raggiunge il cielo, o uomo di mente divina: e con essa ti sei sollevato alle altezze, e hai ottenuto di unirti al Cristo sovrano, o bea­tissimo, con l’intelletto risplen­dente per i fulgori che da lui promanano; illuminato dai suoi bagliori, hai ricevuto lo stesso splendore degli angeli…”.Il dono delle lacrime nella compunzione, diventa fonte di fertilità per il deserto; questo è uno degli aspetti che troviamo presenti nei testi di tradizione monastica; ed il tropario della festa di san Saba ne è un bel esempio: “Con lo scorrere delle tue lacrime, hai reso fertile la sterilità del deserto; e con gemiti dal pro­fondo, hai fatto fruttare al centuplo le tue fatiche, e sei divenuto un astro che risplende su tutta la terra…”.
            San Saba abitante e colonizzatore del deserto, configurato col Cristo, intercessore presso Cristo. Icona di san Sabache la tradizione bizantina ci disegna nell’innografia liturgica con delle immagini –servitore, compagno, consorte- che indicano la piena parresia con le realtà del cielo: “Noi, folle di monaci, ti onoriamo come guida, padre nostro Saba, perché grazie a te abbiamo imparato a cam­minare per la via veramente retta. Beato sei tu che hai servito Cristo, diventato com­pagno degli angeli, consorte dei santi e dei giusti…”.


P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma


sabato 29 novembre 2014

30 Novembre: Sant'Andrea Apostolo



Sant'Andrea, apostolo


Andrea nato a Betsaida, fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Nel prodigio della moltiplicazione dei pani segnala a Gesù il fanciullo dei cinque pani e dei due pesci. Egli stesso insieme a Filippo riferisce che alcuni Greci vogliono vedere Gesù.
Dopo l'Ascensione del Salvatore, secondo Eusebio (III, 1), ha evangelizzato la Scizia e, se la tradizione ecclesiastica è da credere, morì crocifisso a Patrasso in Acaia. Nel 1462 la sua testa fu posta presso la tomba di Pietro in Vaticano da Papa Pio II. Papa Paolo VI, nel 1964, restituì l'insigne reliquia di Sant'Andrea alla Chiesa Ortodossa di Patrasso, in Grecia, dove la tradizione dice che fu martirizzato.
La Chiesa patriarcale di Costantinopoli lo venera come suo insigne patrono ed è particolarmente venerato in tutte le Chiese di tradizione greca.

APOLITIKION

ς τῶν Ἀποστόλων Πρωτόκλητος, καὶ τοῦ Κορυφαίου αὐτάδελφος, τὸν Δεσπότην τῶν ὅλων Ἀνδρέα ἱκέτευε, εἰρήνην τῇ οἰκουμένῃ δωρήσασθαι, καὶ ταῖς ψυχαῖς ἡμῶν τὸ μέγα ἔλεος.

O Andrea, che fra gli Apostoli fosti chiamato per primo, come fratello del Corifeo, implora dal Signore onnipotente la pace per il mondo e la grande misericordia per le anime nostre




mercoledì 26 novembre 2014

25° di Ordinazione Presbiterale





Martedì 25 Novembre presso la Chiesa dei  Santi  Marcellino e Pietro a roma, si è svolta una Celebrazione Eucaristica in occasione  del  25° di Ordinazione Presbiterale del rev.do  Mons. Natale Loda, Professore di Diritto Canonico Orientale, e Padre Spirituale del Pontificio Collegio Greco.

Al Caro Padre Loda vanno i nostri migliori ed affettuosi auguri


Axios

giovedì 20 novembre 2014

Giorgio Warda. I salmi di Maria: Colei che ha partorito il datore della vita



Ingresso della Madre di Dio al Tempio
Icona Slava del XIX secolo


            Giorgio Warda è uno dei principali innografi della tradizione ecclesiale e liturgica siro orientale, vissuto tra a fine del XII e l’inizio del XIII secolo ad Arbela, nell’attuale Iraq. Il nome Warda (che significa rosa in siriaco) è un soprannome legato alla raccolta delle sue composizioni poetiche presenti nei libri liturgici siro orientali. Si tratta di poemi teologici molto spesso in forma di omelie metriche per le feste liturgiche del Signore, della Mare di Dio e dei Santi. Per la festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel tempio il 21 novembre, presentiamo un frammento di uno degli inni di Giorgio dedicati a Maria, inno che contiene una decina di versetti in cui il poeta teologo fa una lettura in chiave mariologia e soprattutto cristologica di alcuni salmi o versetti dei salmi, presentandone un’esegesi assai originale. Si tratta quasi soltanto di una lista senza commento di ventidue versetti salmici che l’autore applica a Maria, e costituisce quasi un unicum nell’esegesi siro orientale di testi veterotestamentari. Quest’inno di Giorgio è entrato nell’ufficiatura della Chiesa siro orientale.
            “Ventidue salmi cantati da Davide, è a lei che convengono.            Il primo (salmo) indica tutta sua perfezione e la sua purezza: «Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori… ma nella legge del Signore trova la sua gioia…». Il terzo sulla la sua persecuzione: « Signore, quanti sono i miei avversari! Molti contro di me insorgono »; ed il quarto la sua pace: «…perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare. ». Il quinto (tratta) della sua calunnia: «Non c'è sincerità sulla loro bocca, … la loro lingua seduce…», ed il quindici della sua giustizia: «Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna?». Il sedicesimo sulla sua perseveranza: «Ho detto al Signore: Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. », il diciassettesimo la sua limpidezza: «Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami al fuoco: non troverai malizia… Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. », e la lode che segue a questo fu cantata per lei da suo padre giusto (salmo 18).
            E ancora il ventitreesimo sulla sua crescita con la provvidenza (di Dio): «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce», ed un altro, il ventiseiesimo sulla sua bellezza senza peccato: «Signore: nell'integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare… La tua bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato… Il mio piede sta su terra piana; nelle assemblee benedirò il Signore». E quell’altro che dice: «Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, e contro di me si sono alzati falsi testimoni che soffiano violenza» (salmo 27), e assieme al il trentaquattro (ambedue hanno annunciato) che il Signore l’ha benedetta e l’ha custodita sulla terra. E quell’altro, il quarantaseiesimo, (la proclama) trono di Colui che tutto santifica: «Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio, la più santa delle dimore dell'Altissimo. Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare… nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.», ed ancora il quarantottesimo dichiara che è tempio del Figlio dell’Altissimo.
E il sessantunesimo (parla) del suo nascondimento: «Per me sei diventato un rifugio, una torre fortificata davanti al nemico. Vorrei abitare nella tua tenda per sempre, vorrei rifugiarmi all'ombra delle tue ali», e la sua liberazione nei due (salmi) che seguono. E nell’ottantaseiesimo (si dice) che il Figlio dell’Altissimo ha abitato in lei: «Si dirà di Sion: “l'uno e l'altro in essa sono nati e lui, l'Altissimo, la mantiene salda». E il salmo novantunesimo (parla) degli angeli che custodiscono il suo corpo: «Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie», e il salmo centouno (annuncia) che (il Figlio) è apparso nel mondo per mezzo suo.
E quello (più) grande (salmo 118) (parla) sulla perfezione, salmo che per intero segue le lettere (dell’alfabeto) e che non contiene separazioni ma tutto il mistero della perfezione; le sue sentenze cento diciotto e sette altre si addicono a Maria. E il centotrentasette che loda il Signore con la bocca e con la mente. Il centotrentotto che (vede) la destra del Signore che la adombrata: «Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra». E benché tutti (i salmi) parlino dei giusti, tutti pero possono essere collegati a lei e (parlano) su di lei.
            È colei che non ha conosciuto uomo, ed è la terra che soltanto il Signore ha seminato. Lei è la porta di cui parla il Signore per mezzo del profeta Bar Buzi (Ezechiele): «Sarà chiusa e nessuno vi entrerà, perché (soltanto) il Signore entrerà e ne uscirà». Lei è la fonte sigillata da cui tutto il mondo è dissetato. Lei è il tesoro intatto, da cui si arricchiscono tutti gli uomini. È colei in cui abitò Dio, e da lei risplendette il Figlio di Dio. Lei è la discendenza di Eva, per mezzo di cui fu cancellata la maledizione di Eva. Lei ha portato Colui che porta l’altezza e la profondità, e in lui si radunano. Lei ha partorito il datore di vita, Dio e uomo al di sopra della natura”.
            Il poema di Giorgio Warda nella tradizione dei testi liturgici delle diverse tradizioni orientali per le feste della Madre di Dio, ci offre una lettura dei testi salmici –alla fine aggiunge anche Ezechiele, il Cantico dei Cantici e Matteo 13 con l’immagine del tesoro nascosto- che si inserisce nella grande ed unica tradizione cristiana di lettura cristologica della raccolta del Salterio.

P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma


          

21 Novembre Ingresso della Tuttasanta Madre di Dio nel Tempio







Dopo il parto straordinario avuto dai Santi Gioacchino ed Anna, compiuto il secondo anno dall’augusta nascita della gloriosa Madre di Dio e sempre Vergine Maria, Gioacchino disse a sua moglie Anna: Conduciamola nel tempio del Signore, secondo ciò che abbiamo promesso. E Anna rispose: aspettiamo fino al terzo anno, affinchè non accada che, desiderando il padre e la madre, la fanciulla non sia distolta dal dirigersi verso il Signore. E dopo i tre anni Gioacchino disse: raduniamo le figlie Vergini degli Ebrei, ognuna con la lampada, e le lampade siano ardenti, affinchè la fanciulla non ritorni indietro, e la sua mente rimanga catturata nel tempio di Dio. E fecero così. Nel tempio la accolse Zaccaria e le disse: Il Signore esalti il tuo nome. E la fece collocare nel luogo recondito del tabernacolo; ed era nutrita da un angelo, fino all’età di dodici anni. Giunto il tempo del suo fidanzamento, Giuseppe la prese con sé dai sacerdoti, nel tempio del Signore.



Apolitikion

Σήμερον της ευδοκίας Θεού το προοίμιον, και της των ανθρώπων σωτηρίας η προκήρυξις. Εν ναώ του Θεού τρανώς η Παρθένος δείκνυται, και τον Χριστόν τοις πάσι προκαταγγέλλεται. Αυτή και ημείς μεγαλοφώνως βοήσωμεν˙ Χαίρε της οικονομίας του Κτίστου η εκπλήρωσις.


Oggi e il preludio della divina benevolenza, e l’annunzio della salvezza degli uomini, nel tempio di Dio la Vergine si mostra apertamente e a tutti preannunzia il Cristo.









domenica 16 novembre 2014

Nomina del Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali



Rev.do P. Lorenzo Lorusso, O.P.



Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali il Rev.do P. Lorenzo Lorusso, O.P., finora Rettore della Basilica di San Nicola in Bari e Consultore del medesimo Dicastero, Docente di Diritto presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma.


Il Rev.do P. Lorenzo Lorusso, O.P., è nato a Bari il 25 marzo 1967.
Ha emesso la Professione solenne dei voti religiosi nell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani) nel 1990 ed è stato ordinato sacerdote nel 1995.
Ha conseguito la Licenza in Teologia presso l’Institut Catholique de Toulouse nel 1995.
Nel 1997 ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico Orientale presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, quindi il Dottorato in Diritto Canonico Orientale presso il medesimo Istituto nel 1999.
Docente di Diritto Canonico Orientale e Latino presso diverse Facoltà romane ed italiane, nel 2012 è stato nominato Rettore della Basilica di San Nicola in Bari.

È Consultore del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi dal 2008 e Consultore della Congregazione per le Chiese Orientali dal 2014.


Al Neo Sotto-Segretario porgiamo i nostri più sinceri auguri.


mercoledì 12 novembre 2014

13 Novembre, Memoria di San Giovanni Crisostomo Arcivescovo di Costantinopoli



San Giovanni Crisostomo nacque tra il 344 e il 349 ad Antiochia, in Siria. Suo padre, Secundus, era un generale dell'esercito, e sua madre, Anthusa, era una donna ammirevole per fede e pietà. Per le sue doti intellettuali ha rapidamente attraversava l'intero ciclo della letteratura cristiana e profana. Fu battezzato nel 369 da Melezio, l'arcivescovo di Antiochia, che volle conferirgli anche gli ordini minori. Nel 374-375, Giovanni si ritirò nel deserto, nei pressi di Antiochia e di seguito fu ordinato diacono nel 381 sempre da Melezio e sacerdote nel 386 da Flavio. Esortava tutti con i suoi discorsi e commentava tutta la Scrittura. Nel 397, con la morte inaspettata di Nettario, l'arcivescovo di Costantinopoli, fu trasferito da Antiochia a Costantinopoli dal voto dei vescovi e per ordine dell'imperatore Arcadio. Nel 398 nella città imperiale fu consacrato arcivescovo, ma per la sua lotta contro l'avidità, finì per attaccare l'imperatrice Eudossia poco propensa ai costuni cristiani. Lo stesso imperatore lo fece ingiustamente esiliare nel 403 per poi richiamarlo quasi immediatamente. Fu esiliato una seconda volta nel 404 e per tre anni fu costretto a spostarsi di continuo fino a morire di stenti durante uno di questi trasferimenti, a Comana, il 14 settembre 407. Per la sua eloquenza ha ricevuto il titolo di Crisostomo, "Bocca d'oro". La festa di san Giovanni Crisostomo è stata trasferita a questo giorno, invece di essere celebrata nel giorno dell'anniversario della sua morte, il 14 settembre, poiché in quella data ricorre la festa dell'Esaltazione della Venerabile e vivificante Croce.

APOLITIKION

τοῦ στόματός σου καθάπερ πυρσὸς ἐκλάμψασα χάρις, τὴν οἰκουμένην ἐφώτισεν, ἀφιλαργυρίας τῷ κόσμῳ θησαυροὺς ἐναπέθετο, τὸ ὕψος ἡμῖν τῆς ταπεινοφροσύνης ὑπέδειξεν· Ἀλλὰ σοῖς λόγοις παιδεύων, Πάτερ Ἰωάννη Χρυσόστομε, πρέσβευε τῷ Λόγῳ Χριστῷ τῷ Θεῷ, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμων.

La grazia della tua bocca, che come torcia rifulse, ha illuminato tutta la terra, ha deposto nel mondo tesori di generosità, e ci ha mostrato la sublimità dell’umiltà. Mentre dunque ammaestri con le tue parole, o Padre Giovanni Crisostomo, intercedi presso il Verbo, Cristo Dio, per la salvezza delle anime nostre




venerdì 7 novembre 2014

Sabato 8 Novembre: Commemorazione degli Arcangeli Michele e Gabriele e di tutte le Potenze incorporee





Sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento le Schiere Celesti sono conosciute, citate ed annoverate tra le presenze di quel "luogo divino" che chiamiamo Cielo. L'apostolo Paolo su di essi, citandoli più volte nelle sue lettere, dice che gli Angeli sono Spiriti al servizio di Dio, inviati come servi per il bene di chi deve ricevere l'eredità della salvezza, stabiliti come protettori e guide di ogni nazione e di ogni gente. Gli Angeli stanno al fianco di coloro che sono stati loro affidati, non per proteggerli dalle aggressioni terrene, dalla povertà e dalla sofferenza, non per risparmiare loro il dolore o per offrire loro un braccio forte per l’ottenimento di un qualsiasi bene temporale, bensì per condurli a Dio ed alla salvezza sulla via che ha loro designato la Divina Volontà. In cielo, continuamente vedono il volto di Dio, cantano l’inno "tre volte Santo", intercedono per noi, e gioiscono per un solo peccatore che si converte.

Ecco perché la Chiesa, onora questi ministri divini, i nostri intercessori e tutori, celebrando questa sinassi. La Chiesa ricorda in particolare i nomi dei Santi Michele e Gabriele, perché sono legati a noi dalla Sacra Scrittura. La parola "Michael" significa "Chi è come Dio?", E la parola "Gabriele", "Dio è potente." Secondo la Sacra Scrittura, il numero degli angeli è infinito; Daniele ne ha visto "migliaia e migliaia servire Dio, e miriadi di miriadi stare davanti a Lui" (Daniele 7:10). Sono divisi in nove cori che sono: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potestà, Principati, Arcangeli e Angeli.





Apolitikion



Τών ουρανίων στρατιών Αρχιστράτηγοι, δυσωπούμέν υμάς ημείς οι ανάξιοι, ίνα ταίς υμών δεήσεσι τειχίσητε ημάς, σκέπη τών πτερύγων, τής αϋλου υμών δόξης, φρουρούντες ημάς προσπίπτοντας, εκτενώς καί βοώντας, Εκ τών κινδύνων λυτρώσασθαι ημάς, ως Ταξιάρχαι τών άνω Δυνάμεων.

O Principe delle angeliche milizie, noi indegni ti supplichiamo che ognora ci sostenga con le tue preghiere, custodendoci sotto l’ombra delle ali della tua gloria. Prostrati davanti a te gridiamo: Liberaci da ogni pericolo, o Condottiero delle celesti Schiere.







venerdì 31 ottobre 2014

1 Novembre: memoria dei Santi Cosma e Damiano, anargiri




I santi Cosma e Damiano erano gemelli e cristiani, nati in Arabia, che si dedicarono alla cura in modo gratuito dei malati, che gli valse il soprannome di anàrgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Morirono martirizzati durante il regno dell'imperatore Diocleziano, forse nel 303, nella città di Ciro, dove il governatore romano li fece decapitare dopo aver inflitto loro innumerevoli torture per spingerli a rinnegare la fede cristiana. Un'altra narrazione attesta invece che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro.


Apolitikion

γιοι νργυροι κα θαυματουργο, πισκψασθε τς σθενεας μν, δωρεν λβετε, δωρεν δτε μν.

Santi anargiri e taumaturghi riguardate le nostre infermità; come gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date anche a noi.