giovedì 19 febbraio 2015

Il sangue dei martiri, sacramento di comunione.


Cristo e San Mina, Icona Copta del VI sec. 


La forza del Nome di Gesù
Un pomeriggio romano, facendo una passeggiata per le vie dell’Urbe, cercavo delle bancarelle di fiorai. Da sempre ho un interesse personale, quasi un amore oserei dire, verso i cactus, queste piante grasse, belle, sobrie, portate alla vita quasi ascetica tra la sabbia del deserto, piante austere anche nella loro fioritura: rari e pochissimi fiori ma di una bellezza unica. La mia ricerca romana mi portò, non tanto tempo fa, quasi per caso, a trovare un fioraio dai tratti medio orientali. Tra le spine dei cactus mi accorsi che il fioraio portava tatuata sul dorso della mano piccola crocetta e li chiesi se era cristiano. Mi disse che era copto ortodosso e, chiedendogli il nome, mi rispose: Scenute.
            In questi giorni, di fronte al martirio dei cristiani copti in Libia, con delle accorate parole papa Francesco alzava la sua voce ancora una volta per annunciare, quasi fosse una professione di fede, quell’ecumenismo del sangue: “Dicevano solamente: ‘Gesù aiutami’. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a quello che succede nella terra di Gesù. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’uno con l’altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che sta incoraggiando l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani”.
Con il riferimento all’ecumenismo del sangue, Francesco riproponeva quel cammino dei cristiani delle diverse confessioni, non ancora attorno all’unico Pane e all’unico Calice, ma già attorno all’unico Sangue versato per Cristo, per rendere testimonianza dell’unico Signore, Gesù Cristo. E Francesco ricorda come l’unica parola uscita dalla bocca dei martiri copti è stata quel “Gesù, aiutami”; quasi una eco della preghiera del cuore, la preghiera di Gesù, di tanti e tanti cristiani che invocano l’unico Nome in cui abbiamo la salvezza. La preghiera dei martiri copti, nel momento di rendere testimonianza della loro fede, in comunione con quell’invocazione del Nome di Cristo Gesù, quella preghiera che lungo i secoli è stata ed è l’invocazione quotidiana e continua di tanti uomini e donne cristiani, monaci e monache, pellegrini, martiri che lo invocano con fede: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore”. L’invocazione del Nome che nelle labbra dei martiri copti, di tanti martiri cristiani dei nostri giorni, si riduce all’essenziale, a Colui che dà loro la forza: “Gesù, aiutami”.
            La Chiesa Copta, che dal II secolo in poi ha dato vita a una letteratura cristiana importante, a una linfa, una vita cristiana, che si esprime in quella lingua degli antichi egiziani diventata lingua cristiana, il copto, lingua di milioni di cristiani in Egitto, copti ortodossi e cattolici, che lungo i secoli fino ai nostri giorni hanno lodato il Signore. Monaci e monache, padri e madri del deserto, padri e madri dei martiri, che nel deserto asciutto dell’Egitto hanno cercato il Solo, l’Unico, nella comunione con gli uomini. Uomini e donne che lungo il Nilo hanno vissuto e vivono –fino a quando!- nella comunione con il Signore e con i fratelli. La Chiesa Copta, nata e cresciuta attorno ai monaci e agli asceti, nella scia di Antonio, Pacomio, Scenute… E nella scia di tanti martiri fino ai nostri giorni: uomini, donne, bambini, in Egitto, Libia… Uomini e donne inermi sicuramente, ma fermi unicamente nella forza del Nome di Gesù.
            Una nota di agenzia faceva i nomi dei martiri copti della Libia; c’erano dei Milad, Youssif, Kirillos, Tawadros, Giorgios, Bishoi e tanti altri fino a 21 i conosciuti. Nomi legati a dei santi martiri e vescovi della Chiesa Copta delle origini, nomi della Chiesa Copta oggi, nomi del martirologio del sangue comune a tutte le Chiese cristiane ieri ed oggi. Papa Francesco, alla fine del suo intervento a braccio, faceva di nuovo appello all’ecumenismo del sangue. I martiri come patrimonio, forza e vanto di tutti i cristiani. Leggendo i sinassari, i martirologi di tutte le Chiese cristiane ci si accorge come i santi martiri dei primi secoli cristiani sono patrimonio comune a tutte le Chiese cristiane, senza distinzione di origine e di vicende storiche diverse. Pure i nuovi martiri, dall’Iraq e la Siria fino all’Egitto e la Libia, all’Asia e all’Africa, essi, i nuovi martiri, scrivono col sangue il loro nome nel sinassario, nel martirologio di tutti coloro che invocano il Nome del Signore Gesù Cristo, vita e salvezza dei martiri.

Stamane, finito il mattutino quaresimale in Collegio Greco, sono andato a trovare il fioraio Scenute, per dirgli che condividevo con lui l’ecumenismo del sangue, con le parole di papa Francesco: “… il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo”.

P. Manuel Nin. 


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