martedì 17 marzo 2015

Il digiuno, un percorso cristocentrico-pasquale





Se il ciclo natalizio è “epifanico”, il ciclo pasquale è eminentemente “soteriologico” in cui celebriamo gli eventi centrali della storia della nostra salvezza. In tale mistero si manifestano con maggior evidenza la molteplicità di canali che contribuiscono alla sua realizzazione oltre alla centralità del momento celebrativo della Chiesa. San Girolamo è il primo a testimoniare l’esigenza della quaresima per Roma, tramite una lettera scritta nel 384 a Marcella, mettendo in rilievo il digiuno come caratteristica principale:

“… Mentre per tutto l’anno si nutriva di un digiuno continuo, che osservava per due o tre giorni consecutivi, durante la quaresima spiegava però le vele della sua barca, digiunando ininterrottamente, col volto lieto, quasi da una settimana all’altra …”.

La Quaresima non va considerata non solo come preparazione alla santa Pasqua, ma come una vera e propria iniziazione sacramentale ad essa, fondata sull’ascolto della parola di Dio e sui segni sacramentali compiuti nell’assemblea liturgica. Nella sua lettera ai Romani (6,3-11), Paolo presenta l’evento battesimale come reale partecipazione al destino di morte e risurrezione del Cristo. Tale partecipazione esige la morte al peccato accompagnata da una un’attiva ed essenziale conversione. Da questa testimonianza, possiamo affermare che la

Quaresima ha quattro dimensioni fondamentali:

1.      Introduzione generale al mistero pasquale.
2.      Sacramentale - battesimale.
3.      Tensione etica e di conversione.
4.      Cristologica - pasquale, base delle altre dimensioni. 

Queste dimensioni hanno come base un quadro biblico strutturato sulla tipologia dei quaranta giorni di Mosè al Sinai, dei quarant’anni d’Israele nel deserto, dei quaranta giorni di Gesù digiunante prima di iniziare i suo ministero pubblico. Infatti, il digiuno quaresimale si protrae per quaranta giorni, come numero associato a periodi di attesa, di umiliazione, di sforzo e di penitenza e lotta, nell’obiettivo di assumere la vittoria, l’incontro col Signore. Si tratta dunque di caratteristiche che permettono di ripercorrere attraverso le pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento le grandi tappe della storia della salvezza, attraverso la quale Dio chiama l’uomo alla fede, all’alleanza, alla vita e gli dona il suo Spirito. In queste caratteristiche, battesimo e penitenza appaiono come le due costanti su cui è imperniato il cammino quaresimale in vista della piena riconciliazione dell’uomo con Dio.
In questo tempo quaresimale, la comunità cristiana è chiamata a prendere coscienza della realtà e delle esigenze del proprio battesimo, a compiere opere di misericordia e di servizio, e a celebrare ogni giorni il suo essere in Cristo nell’eucaristia, dove l’esperienza filiale del battesimo raggiunge la sua piena manifestazione. Seguendo la dottrina dei Padri della Chiesa, la liturgia quaresimale aggiunge al digiuno e all’elemosina anche la preghiera. Nel vangelo di Matteo (6,1-6.16-18), Gesù parla della nuova giustizia, superiore a quella antica, illustrando le caratteristiche e applicandole alle tre pratiche fondamentali della pietà giudaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, unificati dalla carità, al punto che non possono esistere separate: La preghiera per essere valida ha bisogno del supporto del digiuno e dell’elemosina; col digiuno purifichiamo il cuore controllando le esigenze del corpo; con le elemosine esercitiamo e sviluppiamo la carità, cioè l’amore verso Dio e verso il prossimo, perché quando l’amore ci unisce a Dio, ci unisce agli altri fratelli. Ai catecumeni, Tertulliano indirizza le sue parole sulla preghiera:

“Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide … la preghiera lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti …”.

Il cammino quaresimale è un cammino di fede, che non può essere fatto senza un riferimento alla parola di Dio. Le pratiche quaresimali vanno accompagnate dall’ascolto assiduo della parola di Dio. La Quaresima tuttavia rimane un periodo solenne, sacro, che è il corrispondente “tempo forte”, moderno, durante il quale i cristiani erano invitati a far memoria del mistero del Verbo incarnato, sofferente, morto e risorto.
La Quaresima è un invito a concentrarsi sull’umiltà di Cristo, che è l’umiltà di Dio; è tempo propizio per imparare a “fare la pasqua”, cioè giorni di Quaresima: deserto spirituale, penitenza, rinunzie alle cose lecite, preghiere, alle mormorazioni, alle critiche nei riguardi di Dio e degli uomini, agli insulti e alle ribellioni. È il fatto di vivere il deserto, lavorio spirituale per dominare le passioni, per far penitenza onde governare le esigenze esagerate del nostro corpo, per andare appresso a Gesù Cristo, che cammina decisamente verso Gerusalemme, luogo di passione e di morte.

“Fare pasqua” è imitare Cristo, è sforzarsi a vivere, a morire e a risorgere.


P. Elias Chakhtoura, oam, Monastero S. Giuseppe in Zahle –- Libano



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